Tuttavia su un aspetto le due piazze sono unite, l’avversione agli Stati Uniti ed in particolare al loro presidente Obama. La cosa curiosa è che entrambe le piazze ritengono l’uomo della Casa Bianca responsabile delle situazione attuale dell’Egitto, lo ritengono simultaneamente responsabile di aver voluto mantenere Morsi in carica e di aver causato la presa del potere da parte dei militari. Un insuccesso assoluto e totale per la politica estera americana. Gli Stati Uniti sono stati in grado di inimicarsi entrambe le fazioni. Chiunque esca vincitore dalla partita delle piazze che si sta giocando in Egitto non sarà un filo americano.
Ma c’è di più e riguarda la piazza che sostiene i militari. Nella piazza tra i giovani Tamarod accanto agli striscioni che attaccano gli Stati Uniti sono comparsi i ritratti del presidente russo Putin, con al fianco un esplicito invito ai militari affinché cambino alleanze e l’Egitto, il nuovo Egitto del dopo Mubarak, si porti nella sfera di influenza della Federazione Russa.
Questa ipotesi non è solamente uno scenario accademico, la Russia è alla ricerca di una base navale per operare nel mediterraneo e l’Egitto con Alessandria offre un porto in grado di assicurare alla flotta russa una vera base operativa avanzata, non uno scalo di emergenza come Tartus.
I rapporti tra Stati Uniti e Egitto, non sono però arrivati ancora al punto di rottura, tutta la tecnologia bellica egiziana ormai è Made in Usa così come si sono formati nelle accademie militari americane numerosi suoi ufficiali, compreso il generale El Sisi. L’America ci penserà ben più di due volte prima di tagliare i ponti con l’Egitto, l’Egitto da sempre nazione guida per il mondo arabo, l’Egitto del canale di Suez, corridoio ormai indispensabile al commercio globale, l’Egitto che garantisce la sicurezza di Israele dai tempi degli accordi di Camp David.
Ma qualche piccolo passo per allontanarsi dall’Egitto dei generali Obama lo ha già fatto. L’America ha interrotto le forniture di moderni caccia F/16S e il pentagono ha avuto mandato di valutare i prossimi aiuti militari all’Egitto, in una mossa che sembra annunciare la riduzione, se non la sospensione completa degli aiuti stessi.
Inoltre le forze aeronavali e da sbarco americane rimangono prossime alle coste egiziane, in particolare nella zona del canale di Suez.
In questa situazione di diffidenza reciproca, esiste realmente spazio per la Federazione Russa di inserirsi nella partita egiziana, sottraendo un’altro paese alla sfera di influeza americana.
Chissà se quello striscione a piazza Tahrir che diceva “Obama Out, Putin In” sarà stato profetico.