Si fanno estremamente problematiche le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e l’Egitto. Dopo la sospensione degli aiuti militari e della collaborazione tra le forze armate dei due paesi l’Egitto del dopo Morsi sente minacciata la propria potenza militare, proprio mentre sta conducendo una vasta offensiva per spezzare l’egemonia degli islamisti nella penisola del Sinai e nel momento in cui il governo si prepara ad affrontare una possibile escalation terroristica che potrà interessare la capitale stessa dell’Egitto.
Quello che comunque disturba maggiormente il Ministro della Difesa egiziano gen. El Sisi, ed il governo sostenuto dai militari, è il coraggio che le mosse dell’amministrazione americana di Obama infondono agli islamisti.
Il partito Giustizia e Libertà espressione politica della Fratellanza Mussulmana e la fratellanza stessa, forti dell’appoggio dell’America proseguono nelle loro proteste, mentre i più violenti pianificano una stagione di lotta armata.
In questa situazione prende sempre più corpo una interruzione dell’alleanza strategica tra Egitto e Stati Uniti. Un cambio radicale nello scacchiere mediorientale che potrebbe determinare una reazione a catena in tutto il Nord Africa , con una somalizzazione della Libia che potrebbe essere il terreno dal quale le frange più estremiste potrebbero pianificare ed attuare incursioni in terra egiziana, un pò quello che accade oggi tra Somalia e Kenia. Una volta terminata l’operazione in Sinai gli estremisti non potranno più contare sull’appoggio offerto oggi loro nella Striscia di Gaza e potrebbero guardare con interesse alla Libia, in particolare alla parte orientale del paese. Una regione dove l’Egitto potrebbe essere costretto ad intervenire nei prossimi anni.