Egitto: colpo di stato o guerra civile?
L’esercito egiziano si prepara ad intervenire nella notte di domani, al termine del periodo di tempo indicato dal generale el Sisi come termine ultimo per “ascoltare la volontà del popolo”.
Ma in questa occasione, a differenza delle altre tre volte nelle quali l’esercito ha preso il potere in passato in Egitto, la polarizzazione delle masse è fortissima. Altro elemento da non sottovalutare è l’atteggiamento dei fratelli mussulmani, per nulla intenzionati a cedere il potere; di più, la fratellanza in questi 12 mesi di governo potrebbe aver creato se non una vera e propria milizia, un servizio di sicurezza, se vogliamo chiamarlo così. Un gruppo di uomini addestrati che già adesso proteggono 24/7 Morsi ed i vertici del partito, non solo nelle occasioni pubbliche.
Questo apparato di sicurezza si potrebbe essere organizzato fin da quel lontano 23 novembre 2012, quando il presidente emanò un decreto che avocava a se tutti i poteri dello stato, seppur per un tempo limitato. La reazione risoluta e decisa di popolazione, esercito e magistratura bloccò l’avanzata della dittatura di Morsi, ma contestualmente diede un forte segnale alla Fratellanza, un segnale inequivocabile che indicava di doversi preparare al peggio.
Nelle scorse giornate abbiamo visionato alcuni documenti filmati che mostravano manifestanti esercitarsi nell’utilizzo di manganelli e lunghe aste. Le immagini sembravano provenire dalla zona di Nasr City quartiere roccaforte dei Fratelli Mussulmani, indice che nelle masse centinaia di persone si preparano ad un confronto fisico e diretto.
Se le indicazioni e i segnali che giungono dal Cairo sono stati interpretati correttamente dal nostro gruppo di lavoro possiamo attenderci tentativi di resistenza organizzata da parte dei Fratelli Mussulmani. Atti che, seppur non in grado di fermare l’esercito, potrebbero coinvolgere negli scontri un gran numero di civili di ambo le parti. Se così sarà, il rischio di un vero e proprio bagno di sangue in Egitto è realmente concreto. L’esercito per non subire perdite potrebbe impiegare le armi contro chi resistesse in modo organizzato. I morti degli scontri verrebbero elevati al rango di martiri ed in loro nome decine di migliaia di persone potrebbero scegliere di dare battaglia.
Se le forze armate non saranno tempestive e risolute nel loro intervento e dovessero attendere e tentennare, per poi dare il via all’operazione, il timore è che questo colpo di stato militare possa segnare l’inizio di un’altra sanguinosa guerra civile in medio oriente.