Ebola si espande, corre come dicono all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), corre più veloce della risposta delle istituzioni sanitarie e governative che cercano di contenerla. Nella sua corsa, Ebola, per primi colpisce chi fornisce cure ai malati e uccide proprio quelle persone, come medici ed infermieri, che lottano per arginare il contagio. Come fare, quindi, per limitare l’espansione del virus e fornire l’aiuto di base (cibo, igiene personale) ai malati negli ospedali? La soluzione, ora che esistono già centinaia di persone guarite dopo l’infezione, viene dalla storia e dalle modalità attraverso le quali in Europa era stata gestita l’epidemia di peste, che aveva martoriato il continente nel 1629. La soluzione sono i Monatti di manzoniana memoria. I moderni monatti, come quelli descritti nei Promessi Sposi, sono persone che hanno subìto l’infezione del virus, ne sono guariti, e hanno sviluppato una risposta anticorpale, in grado di impedire una successiva infezione. Particolarmente in Africa sarebbe quindi necessario, a nostro avviso, formare e stipendiare chi è guarito da Ebola al fine di svolgere mansioni paragonabili a quelle degli operatori sanitari che nei nostri ospedali svolgono funzioni di supporto all’attività infermieristica. Seppur questi operatori non possano svolgere procedure strettamente mediche, possono essere impiegati per gestire le cure primarie indispensabili per i pazienti. Per cure primarie intendiamo la somministrazione e l’aiuto nei pasti, nell’espletamento delle basilari funzioni fisiologiche, nell’igiene personale, nella gestione degli indumenti e della biancheria ospedaliera infetta o potenzialmente infetta, e nei compiti di pulizia dei reparti ospedalieri, nonché le procedure di sepoltura dei cadaveri. Implementare un sistema di assistenza basato su persone guarite dal virus potrebbe limitare notevolmente il contatto di persone sane con corpi o oggetti infetti e liberare risorse per la cura dei pazienti, limitando inoltre la diffusione del virus. I lavoratori arruolati andrebbero incoraggiati sia con stipendi adeguati sia con misure coercitive in caso di emergenza. Tale procedura oggi risulta a nostro avviso fondamentale per l’Africa Occidentale, ma andrebbe tenuta in considerazione anche in caso di una epidemia imponente, che dovesse materializzarsi al di fuori degli Stati ora soggetti all’epidemia di Ebola.