Lagos, Nigeria, una megalopoli di oltre 11 milioni di persone ufficialmente censite, forse un numero inferiore dal 15% alla realtà, la città più popolosa di tutta l’Africa ed è in questa città che si è manifestato il primo caso di Ebola al di fuori di Liberia, Guinea e Sierra Leone.
Il paziente affetto da Ebola era un funzionario governativo della Liberia che poco dopo il suo arrivo all’aeroporto di Lagos è collassato nella sala arrivi internazionali, subito soccorso è stato trasportato nell’unità di quarantena dell’ospedale principale di Lagos dove è morto poche ore dopo, mentre arrivava la conferma sierologica della diagnosi : Ebola.
Le autorità della Nigeria affermano di aver preso contatto con tutti i passeggeri del volo in questione e di attuare una strettissima sorveglianza sanitaria. Tuttavia, vista l’organizzazione della sanità in Nigeria, appare improbabile che le autorità siano in grado di gestire una osservazione sanitaria così ampia, così come appare improbabile che i passeggeri del volo dal quale è atterrato il paziente, l’equipaggio, gli addetti dei servizi di pulizia di bordo, e i passeggeri imbarcati dal medesimo aereo dopo il volo che aveva a bordo il paziente, possano attuare per i prossimi 21 giorni un protocollo di attenzione che limiti i loro contatti sociali e scongiurare il rischio di un nuovo focolaio epidemico.
Questo caso di Ebola in Nigeria sembra la trama di un film di Hollywood, ma così non è, questa è la realtà. Una realtà nella quale collegamenti rapidi, megalopoli di milioni di persone, assenza di controlli sanitari alle frontiere e nei luoghi ad alto flusso di passeggeri, potrebbe permettere a questo virus di solito autolimitante (cioè che causa epidemie di piccole dimensioni che si spengono spontaneamente) di diffondersi in molte regioni africane e dalle megalopoli minacciare un territorio ben più grande dell’Africa Occidentale.
Non siamo ancora in una situazione di allarme vero e proprio, ma la morte di un uomo a Lagos, Nigeria, dovrebbe spingere i governi africani, le autorità sanitarie mondiali e l’Europa a preparare piani adeguati nel caso Lagos diventi luogo di epidemia.