Sono numeri impressionanti quelli che leggete nel titolo di questo nostro post sull’epidemia del virus Ebola, e sono numeri che non sono frutto del nostro gruppo ma di un modello matematico utilizzato per prevedere l’andamento dell’epidemia.
Numeri che probabilmente hanno indotto il presidente americano Obama ad impegnare direttamente le forze armate americane, nel contenimento di questa epidemia definita dall’inquilino della Casa Bianca “fuori controllo”. E fuori controllo è il termine corretto per questa fase dell’epidemia di Ebola.
Come abbiamo scritto in un altro nostro post sull’argomento di giorni fa l’organizzazione dello stato in Liberia e Sierra Leone è collassata, sono a rischio le forniture alimentari e la tenuta stessa delle istituzioni.
I paesi dove l’epidemia imperversa sono isolati dalla ormai totale mancanza di collegamenti aerei, e sebbene questo fatto limiti i soccorsi alle popolazioni locali, è un elemento che, a nostro avviso, ha contribuito ad evitare una diffusione massiccia del virus ad aree non geograficamente contigue ai tre paesi dell’Africa Occidentale, dove si registra l’andamento epidemico del virus. Ma i modelli di previsione tracciano scenari degni di una ecatombe.
Da oggi alla fine del 2014, se nulla cambierà nelle metodiche di contenimento del virus, avremo 250000 (duecentocinquantamila) contagiati e 125000 (centoventicinquemila) morti.
Il virus sarà presente in maniera imponente in ogni quartiere delle capitali di Sierra Leone e Liberia, e la probabilità che persoane infette raggiungano stati confinanti via terra salirà in maniera esponenziale. Resta poi ancora presente la variabile Nigeria. A Lagos, megalopoli da undici milioni di abitanti, il virus è presente ma non si riesce ad avere una stima esatta dei contagiati che, ad oggi, fortunatamente se le stime saranno confermate, sono 22.
In questo scenario è imperativo per i governi africani, ma anche per quelli europei e per quello italiano in particolare, prepararsi all’evenianza di una diffusione del virus anche al Nord Africa, area con intensi scambi commerciali e umani con il nostro paese. Il virus dovrà essere combattuto dalla comunità europea in Africa, se esso dovesse presentarsi sulle sponde del mediterraneo.
A tal fine andrebbero allocate risorse e preparati piani di intervento sanitari e militari atti a spegnere ogni focolaio si presentasse in Libia, Tunisia, Algeria (Marocco ed Egitto dovrebbero essere in grado di gestire tale evenienza senza ricorrere a forze militari straniere). Attendere molto tempo, troppo tempo, come fatto in Africa Occidntale, spalancherebbe, a nostro avviso, le porte dell’Europa ad Ebola con effetti umani, sociali ed economici che faranno sembrare la crisi economica e i suoi effetti, una parentesi di serenità.