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Durissimi scambi di colpi tra Hamas e Israele. Si preparano le truppe di terra

Questa mattina, dopo una notte di razzi palestinesi e bombe israeliane, ci apprestavamo a raccontare ancora un conflitto tra Hamas ed Israele. Ancora una volta come tante volte negli ultimi quindici anni. Ieri il Gabinetto di Sicurezza di Israele aveva dato il via libera al richiamo di 1500 uomini, in prevalenza appartenenti all’Home Front Command, nessun uomo dei reparti combattenti.
Poi improvvisamente una dichiarazione del portavoce del ministero della difesa: Israele richiama 40000 uomini, 40000 soldati dei reparti combattenti da dispiegare in Cisgiordania e ricollocare i reparti di quel settore alla frontiera di Gaza per una operazione di terra che oggi appare quasi scontata.
I mediatori egiziani hanno lasciato il campo e ora si limitano a riferire le posizioni delle due parti.
Le forze aeree israeliane hanno effettuato nella sola giornata di ieri una novantina di sortite e colpito circa 150 bersagli, forse di più.
Hamas ha lanciato razzi per tutta la giornata e la notte cercando di colpire non solo le città e i villaggi entro 40 chilometri da Gaza ma lanciando missili guidati contro Tel Aviv e Gerusalemme. Il sistema antimissile a corto raggio israeliano Iron Dome è entrato più volte in azione intercettando nella maggior parte dei casi i missili diretti contro le grandi città di Israele. Va però sottolineato che i missili lanciati contro Tel Aviv e Gerusalemme sono stai 8 forse 10 mentre l’arsenale di Hamas conta circa 300 missili di questo tipo e salve sparate in maniera più organizzata potrebbero oltrepassare le difese antimissile dello stato ebraico. Difese ancora incomplete contro missili della gittata superiore ai cento chilometri, essendo ancora non disponibile il sistema antimissile “Fionda di Davide” studiato per intercettare questo tipo di missili.
La non infallibilità di Iron Dome è già stata evidenziata ieri quando uno dei razzi lanciati contro Gerusalemme ha colpito il terreno non lontano dalla Knesset.
Ma l’aspetto più inquietante di questo confronto armato tra Hamas e Israele è la possibile, anzi probabile, operazione di terra nella Stricia di Gaza. Le truppe di entrambe gli schieramenti si stanno preparando, la fanteria israeliana da una parte e i miliziani palestinesi dall’altra. Miliziani che hanno ora a disposizione armi più sofisticate rispetto all’ultima battaglia di terra a Gaza. Armi che sono arrivate sia dai depositi della Libia di Gheddafi, sia dal Sudan su fornitura iraniana, sia dalla massa di armi circolanti dopo l’inizio della guerra in Siria.
Va considerato inoltre che una invasione di terra a Gaza potrebbe, come abbiamo scritto in un nostro post di analisi di alcuni giorni fa, scatenare rivolte antigovernative nella vicina Giordania e innescare moti rivoluzionari in questo paese che da anni combatte i movimenti integralisti interni con sempre maggiore fatica
Serviranno 4/6 giorni perché tutto sia pronto per una offensiva di terra da parte delle truppe israeliane. Fino ad allora razzi, missili e bombe scandiranno le giornate di Gaza e di Israele, le sirene avviseranno gli israeliani e gli scudi umani di Hamas presiederanno gli obiettivi più importanti per il partito palestinese che comanda a Gaza; intanto, come sempre, i civili saranno le principali vittime dell’ennesima guerra in tra Israele e Hamas.