La situazione dei due militari italiani trattenuti in India ha raggiunto i limiti della tolleranza, e lasciateci aggiungere quasi dell’infamia.
Due uomini delle forze armate italiane, due fanti di marina del battaglione San Marco, sono in India in attesa di un processo che da tempo è diventato una farsa, una presa in giro costituita da continui rinvii, temporeggiamenti, e programmi ignoti della giustizia indiana. Una vicenda che vede i nostri Marò prigionieri in India da quasi due anni, senza che ci sia stata una qualsivoglia sentenza contro di loro.
Il paradosso riguarda anche i media tradizionali italiani, che a parte qualche caso isolato come ad esempio i servizi e gli approfondimenti di Toni Capuozzo, si sono dimenticati dei nostri uomini, mentre dedicano ogni giorno fiumi di inchiostro ad altre vicende giudiziarie internazionali, come se ci fossero contenziosi legali internazionali di serie A e di serie B.
Il problema è che il nostro paese non ha ormai alcun peso sul piano internazionale. La politica estera e le strategie di lungo periodo non sono condivise dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione, ad ogni cambio di governo cambiano le nostre priorità, cambiano le nostre alleanze strategiche, cambiano i partner privilegiati. E ciò accade non per scelte strategiche dettate dall’interesse nazionale, accade per una sorta di scelta ideologica di campo, una scelta che si basa più sull’ideologia e la simpatia personale per questo o quell’altro paese straniero piuttosto che sulle concrete necessità dell’Italia.
In questo tritacarne diplomatico chi ne fa le spese spesso sono gli uomini delle nostre forze armate, oggi in particolare tocca ai due Marò del San Marco.
GeopoliticalCenter in passato aveva già analizzato le motivazioni per le quali i nostri fanti di marina hanno DIRITTO ad un processo in Italia. Ne hanno diritto viste le leggi internazionali, e il nostro gruppo si chiede perché, ne il ministro degli esteri, ne il ministero della difesa non abbiano ancora concluso una indagine interna per appurare i fatti dei quali sono accusati i nostri Marò. E se lo hanno fatto perché il parlamento ed il Paese non sono stati informati su chi ha ordinato la consegna dei nostri uomini, chi ha autorizzato la Lexie ad attraccare in India, chi e perché a dicembre ha annunciato al mondo che i Marò sarebbero rimasti in patria e chi poi ha ordinato di riconsegnarli all’India.
Il Paese dovrebbe anche sapere, in via ufficiale, cosa ha ottenuto il sottosegretario De Mistura in tutte le sue missioni in India, perché anche con il governo Letta egli è stato nominato inviato speciale del governo, quali risultati ha ottenuto, perché è stata pagata una compensazione alle famiglie dei pescatori, fatto che secondo i nostri analisti ha complicato la situazione dei nostri Marò’, che garanzie ha offerto il governo indiano a quello italiano in relazione ai tempi delle decisioni delle varie corti che devono stabilire (comunque contro al diritto internazionale) se la giurisdizione sia o meno indiana.
Il Paese dovrebbe anche sapere come hanno risposto i nostri alleati alla nostra richiesta di aiuto (se mai ne abbiamo mai fatta una), e quali misure di ritorsione abbiamo in progetto nei confronti dell’India se non garantirà il rispetto delle convenzioni internazionali.
Nessun uomo deve essere lascito indietro, mai. Ne sul campo di battaglia, ne nelle difficoltà della vita, ne se è prigioniero di un paese straniero.
Adesso basta.