Dopo la Brexit l’Europa meno lontana dalla Russia?

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In queste ore dopo la vittoria del “Leave” al referendum sulla Brexit sentiamo numerose valutazioni riguardanti la finanza, l’economia, l’immigrazione, ma non sentiamo analisi e valutazioni sugli assetti geopolitici del vecchio continente e sulle variazioni dei gruppi di pressione all’interno dell’Unione Europea. 

Per prima cosa vogliamo sottolineare che tutti gli effetti della Brexit non saranno né improvvisi, né immediati, ma graduali e diluiti in un arco temporale non inferiore ai 12/18 mesi. Tra gli effetti che più ci interessano vogliamo concentrarci sui rapporto tra la Russia e l’Unione Europea. 

Oggi la Gran Bretagna è stata l’alfiere, insieme alle Repubbliche Baltiche e alla Polonia, della linea dura (che poi è anche la linea degli Stati Uniti di Obama) nei confronti di una Russia assertiva e disposta ad utilizzare lo strumento militare per sostenere i propri obiettivi strategici vitali. L’America di Obama ha utilizzato la Gran Bretagna per far giungere la voce della Casa Bianca all’interno del Consiglio Europeo, con la massima autorità possibile. Ed è proprio il blocco di Paesi Baltici, Polonia e GB, che hanno determinato l’istituzione di sanzioni economiche contro la Federazione Russa, sanzioni che hanno rappresentato un piccolo danno per i principali paesi promotori ma un grave danno per Germania ed Italia, che esportavano verso la Russia, tecnologia, beni di lusso, automobili e prodotti agroalimentari.

Più di una voce si è levata, sia dalla Germania che dall’Italia per ribadire quanto sia stata iniqua la distribuzione dei costi delle sanzioni scattate dopo l’intervento militare russo in Crimea e nel Donbass. 

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea lascia alla sola Polonia e alle Repubbliche Baltiche il compito di difendere lo schema delle attuali sanzioni alla Russia. Tuttavia il peso politico, diplomatico e soprattuto economico di Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia non è paragonabile a quello Britannico. Questo dato di fatto sarà foriero di due avvenimenti. Il primo è che coloro i quali hanno sempre sostenuto l’inopportunità delle sanzioni alla Russia alzeranno nuovamente la voce sia in patria, sia in sede europea. Sia i partiti euroscetici, sia coloro i quali desiderano che sia messo al primo posto l’interesse nazionale evidenzieranno nelle campagne elettorali il grave danno che le sanzioni hanno portato a paesi come l’Italia. Per farvi un esempio concreto le stime riguardanti le perdite italiane dovute alla Brexit sono di 1,7 miliardi di euro per il 2017, mentre le perdite imputabili alle sanzioni contro la Russia equivalgono a circa 9 miliardi di euro. 

Il secondo avvenimento è che gli Stati Uniti dovranno ricercare un nuovo alleato privilegiato all’interno dell’Unione Europea, un alleato che possa veicolare le richieste di Washington nel Consiglio di Europa con autorevolezza e peso diplomatico. 

È possibile che l’Italia di Renzi punti ad assumere il ruolo che oggi è della Gran Bretagna, come principale alleato degli Stati Uniti all’interno dell’Unione Europea, mente l’America con grande probabilità preferirebbe come proprio alleato preferenziale la Germania di Angela Merkel, e quindi considerare l’Italia sempre e comunque un alleato di “livello inferiore”. Determinante per il futuro delle alleanze transatlantiche saranno gli esiti delle elezioni nazionali ed il ruolo (ed il peso nei parlamenti) dei partiti anti establishment sia in Germania che in Italia. 

Questo nostro ragionamento ha però un Caveat, e cioè vale solo se alla Casa Bianca verrà eletta H. Clinton. La vittoria di Trump infatti segnerebbe una forte discontinuità nelle politiche americane e forse il superamento della politica dei blocchi contrapposti che fino ad ora ha determinato la geopolitica mondiale. 

Ricordiamo che il Cremlino ha commentato negativamente la decisione Britannica di lasciare l’Unione Europea, tuttavia è chiaro che per Putin e per la Russia la fuoriuscita dall’Unione Europea di uno dei suoi avversari più decisi, apre a Mosca nuove possibilità di manovra per avvicinarsi alle risorse tecnologiche e economiche della Germania; risorse e tecnologia che unite alle materie prime della Russia possono essere in grado di forgiare una nuova entità geopolitica in grado di competere a livello globale con qualsiasi nazione presente oggi al Mondo.

La Brexit rivoluziona gli equilibri strategici del mondo intero e nei prossimi mesi tutti noi ce ne renderemo conto. 

         

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Comment(6)

  1. C’è un evidente e superficiale errore di valutazione. La Russia non ha semplicemente condotto operazioni militari in Crimea. L’ha occupata e sotto finto referendum annessa. Come ha occupato ma ancora non annesso l’intero Donbass. Le sanzioni sono state giuste e doverose. Non si può pensare che poiché le sanzioni mi danneggiano allora consento ad un altro di fare ciò che vuole. Andate a vedere quanti biliardi sono stati spesi per fermare l’Impero giapponese e Hitler

    1. Li stiamo ancora restituendo, non ci è ancora data sapere la scadenza.

  2. Buongiorno, sono d’accordo con il Regno Unito avente ruolo di anello di congiunzione tra gli USA e l’Europa.
    Non sono d’accordo sul fatto che l’uscita del Regno Unito comporterà rivoluzioni dal punto di vista strategico.
    1) L’Europa resta vassalla con o senza UK. Continueranno ad esserci basi militari NATO/USA e continueranno le pressioni americane sul vecchio Continente
    2) Alla fine, l’UK non è uscito dall’euro o dalla NATO. Questo è il motivo per cui hanno fatto un referendum, sostanzialmente non cambia nulla.
    Vedete se faranno un referendum in un paese euro o NATO per uscire dall’euro o dalla NATO. Lì si possono comprare tonnellate di pop-corn

  3. Andrea, non hai proprio capito nulla. Stronzate su Crimea e Donbass a parte, che lì siamo nell’ambito del ridicolo.

    1. Invece ho proprio capito bene. Dalle mie parti quando uno si gira dall’altra parte mentre si sta commettendo un crimine, si chiama omertà. Ed è proprio questo atteggiamento che foraggia l’antistato.

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