Molti cercano una motivazione contingente per spiegare l’attentato terroristico che ha causato l’abbattimento del volo russo della compagnia aere Metrojet decollato dall’aeroporto di Sharm El Sheik, ma probabilmente non riescono a vedere la strategia che fa da sfondo a questa azione.
Per comprendere ciò che è accaduto a Sharm dobbiamo ricordare quello che è accaduto mesi fa in Tunisia quando un commando ha attaccato il museo del Bardo, individuando i turisti che lo affollavano come il bersaglio principale.
Bisogna pensare all’attentato sulla spiaggia di Sousse, quando una coppia di attentatori ha ucciso quanti più stranieri che affollavano le spiagge della nota località balneare tunisina.
Bisogna pensare all’attentato neipressi di Taba in Egitto nel febbraio 2014 dove una bomba piazzata all’interno di un autobus di turisti causo diversi morti.
Ecco che osservando da un punto di vista più distante gli attentati dagli ultimi 18 mesi emerge chiara una strategia, una strategia che si rivolge non solo contro ai cittadini delle nazioni impegnate nella lotta militare al Califfato, ma che a nostro avviso ha come primo obiettivo il crollo dell’industria turistica dei paesi arabi moderati che si affacciano sul mediterraneo.
Gli estremizzi, chiunque essi siano, hanno una priorità; questa priorità è avere a disposizione una base di combattenti, disposti a tutto e che non abbiano nulla da perdere. In Libia, in Irak e in Siria è stato facile creare questa base di combattenti disposti a morire per un ideale. Le guerre combattute in quei paesi hanno distrutto il benessere e le speranze di un futuro migliore. In Egitto, in Tunisia non si può oggi gli estremisti non possono contare sulla guerra, in quei paesi un modo per creare una base di adepti è diffondere la povertà. Abbattere il turismo è un modo rapido per ridurre il reddito disponibile, creare disoccupazione, scontento, povertà, paura e bisogno di una guida che trasmetta un potere che trasmetta certezze impossibili per una guida puramente secolare.
L’attentato contro il volo Metrojet non è un attacco alla Russia, è un attacco all’Egitto e a quello che l’Egitto del Presidente El Sisi oggi rappresenta un Medio Oriente, e cioè il tentativo di creare uno stato laico che porti l’Egitto alla prosperità senza legare il potere religioso al potere secolare, l’esatto opposto rispetto al progetto di stato di Al Qaeda e del Califfato.