Dimissioni di Faymann Caos politico a Vienna
Faymann si è dimesso. Il Cancelliere austriaco, nella tarda mattinata, ha rassegnato le proprie dimissioni. Nel suo annuncio è trapelata pure la volontà di dimettersi anche da capo del partito socialista (Spö). È un duro colpo. È un duro colpo per il partito socialista austriaco e, ancor di più, lo è per il governo. I motivi sono tanti. Il primo motivo che può venirci in mente è il risultato inaspettato del primo turno delle elezioni presidenziali: Hofer (Fpö) e Van der Bellen (Verdi) al ballottaggio. I candidati dei partiti di governo (Spö appunto e Övp) esclusi. Mai successo prima. Ma le difficoltà dei partiti di governo hanno radici lontane. Non è mai stato facile trovare la quadra giusta per governare il paese essendo, fino a prova contraria, partiti di schieramenti opposti, uno di centro-sinistra ed uno di centro-destra. Ultimamente i sassolini nelle scarpe di certi esponenti e degli elettori sono diventati sempre più fastidiosi. Il grande rivale, Strache della Fpö, ha saputo costruire parte della propria opposizione proprio sulle difficoltà di governo che si sono susseguite tanto a livello nazionale, quanto a quello locale. E i risultati (elezioni presidenziali a parte) gli danno ragione. Faymann, nella conferenza di oggi, ha sottolineato come la fiducia del suo partito è venuta a meno. È venuta a meno per politiche portate avanti a singhiozzo. Buona parte del suo partito non ha gradito le iniziative volte ad affrontare la crisi migratoria. Certo, c’è da premettere che in questo caso la voce grossa l’ha fatta sempre la Övp, attraverso i suoi ministri (Mikl-Leitner in primis) ma la parte socialista della Koalition è la parte che più ha pagato in termini di consensi. La questione del Brennero è solo l’ultima degli ostacoli in cui la sinistra austriaca non ha saputo dare risposte certe. In questi anni hanno pesato anche altri problemi. La disoccupazione. Anche se il tasso di disoccupazione è uno dei più bassi d’Europa, le stime vedono per il 2016 e per il 2017 un numero di disoccupati in lieve aumento. Insomma Il peso della disoccupazione, quello del welfare (in particolare la voce “sussidi famigliari”), collegato alla crisi migratoria (non solo quella attuale, basti pensare infatti che l’Austria ha subito negli ultimi 15/20 anni una forte immigrazione da parte di persone provenienti dall’Est Europa) sono diventati campi in l’oramai ex-Cancelliere Faymann ha arrancato. Un indizio alla sua decisione di dimissioni lo possiamo trovare durante la celebrazione del 1° Maggio. In questa occasione è stata la base del partito socialista a protestare, e non poco, contro il segretario. Addirittura all’interno del partito socialista ci si chiede se sia arrivato il momento di collaborare con i rivali della Fpö e non cercare, ogni volta, il muro contro muro. In tutto questo chi si aspetta una crisi di governo dovrà ricredersi per un motivo molto semplice. Indire nuove elezioni ora, prima del ballottaggio per le presidenziali tra Hofer (Fpö) e Van der Bellen (Verdi) decreterebbe la debolezza della ormai storica Koalition tra socialisti e popolari. Indire nuove elezioni ora, prima del ballottaggio, significherebbe regalare su un piatto d’argento la vittoria al partito di Strache. Certo, con questa mossa si cerca di salvare il salvabile. Ma forse è un po’ tardi. Anche se Vienna è stata decretata la città più vivibile al mondo, a livello politico si sta incominciando a respirare area pesante tra i partiti di governo. Il fiato sul collo dei partiti di opposizione si fa sempre più pressante. Il 22 maggio, data del ballottaggio per le presidenziali austriache, si fa sempre più vicino. A Vienna lo sanno bene. A Bruxelles pure.