Tante volte abbiamo parlato di immigrazione incontrollata dall’Africa verso l’Italia. Ora questo fenomeno non è più selvaggio e nella totale disponibilità dei trafficanti di uomini, ma è sempre più soggetto al controllo del governo italiano.
Il processo è iniziato con l’opera del ministro Minniti, ed è proseguito con ancora maggiore convinzione sotto il coordinamento del ministro Salvini.
Gli arrivi in Italia sono letteralmente crollati, in due fasi successive. Una prima fase alla fine del 2017 con il protocollo Minniti, le azioni di persuasione nei confronti delle autorità di Tripoli e la successiva presa di posizione italiana contro le ONG che cercavano di agire al di fuori di ogni regola imposta da Roma.
La seconda fase è iniziata dopo il caso della nave Diciotti, e la conseguente presa di coscienza, da parte di tutti gli attori dell’immigrazione irregolare verso l’Italia, che nessun espediente sarebbe stato valido per aggirare la decisione di Roma di governare l’immigrazione. I porti italiani chiusi alle imbarcazioni, di qualunque bandiera, hanno fatto il resto.
Negli anni scorsi più volte su queste pagine abbiamo parlato del forte fattore attrattivo che a nostro avviso svolgevano le ONG nei confronti dell’immigrazione irregolare, così come più volte ci siamo espressi riguardo la possibilità che permettere ai trafficanti di utilizzare qualsiasi oggetto in grado,di galleggiare, anche senza motore, per portare gli immigrati nelle aree di attività delle ONG, poteva comportare non solo un aumento delle partenze ma anche un aumento delle morti in mare.
I dati, forniti da una istituzione super partes come UNHCR, ci danno ragione e danno ragione a quei Ministri della Repubblica che hanno convintamente scelto la strada del controllo dei confini e dei flussi migratori.
“Fermare l’immigrazione è impossibile”?…
“Ritirare le ONG determinerà un aumento delle morti”…
Queste frasi sentivamo ripetere, con l’imprimatur di famosi center di ricerca universitari europei.
E invece no! I morti ed i dispersi in mare nel Mediterraneo centrale sono passati dai 4567 del 2016 ai 1311 del 2018, le vittime accertate da 1130 a 256
Gli arrivi in Italia sono calati da 181436 del 2016 ai 23371 del 2018
I confini devono essere difesi, gli immigrati irregolari respinti, i profughi che fuggono dalla guerra accolti, con un patto di mutuo rispetto.
I confini non sono entità astratte, non sono reminiscenze nostalgiche di esaltati estremisti. I confini sono lo spirito stesso di una cultura e di un paese. Dividono idee differenti di vita e di società. I confini separano a volte il bene dal male, la libertà dalla tirannia, la vita dalla morte.
Un mondo senza confini sarebbe una società senza regole, dove solo la legge del più forte prevarrebbe.
Difendere i confini significa preservare non solo la nostra storia e la nostra cultura, ma garantire a chi verrà dopo di noi un territorio dove la democrazia e la libertà possono prosperare e garantire per riflesso aiuto ed assistenza a chi vive in luoghi dove il significato di libertà semplicemente non esiste, dove pochi prevaricano molti e dove la violenza è la misura della forza di un uomo, comune o politico che sia.
Controllare i confini ha salvato molte vite, ora dobbiamo fare in modo che solo in pochi sentano il desiderio di lasciare la loro terra in cerca di un miraggio paradisiaco che in realtà non esiste, né in Italia, né in Europa.
Sviluppare l’Africa è un imperativo assoluto, ma il problema è che per cultura, storia e tradizioni il nostro modello non potrà applicarsi al continente nero. Purtroppo questo concetto è stato compreso in maniera nitida dalla Cina che giorno dopo giorno aumenta la propria influenza in Africa, influenzando governi, parlamenti e informazione. Il modello che Pechino ha in mente per l’Africa però aumenterà le disuguaglianze e acuirà il desiderio di fuga di milioni di africani.
Non basta andare tre giorni in Senagal con il nostro aereo di stato per avere influenza a sud del Mediterraneo, bisogna investire miliardi e comprendere che, purtroppo, dovranno essere veicolati attraverso canali che moralmente pochi di noi potranno accettare. L’alternativa è lasciare campo libero a Pechino e accettare che saremo letteralmente invasi tra 15-20 anni da milioni di africani, non più contenibili in maniera ordinaria.