COVID-19: La Zona Rossa che non c’è
I giornali stranieri titolano sul nostro paese in maniera netta: Italian lockdown puts 16m people in quarantine (FT); Italian Prime Minister Giuseppe Conte signed a decree early Sunday that will put millions of people across northern Italy under lockdown due to the novel coronavirus (CNN); Coronavirus live updates: lockdown in Italy as death toll rises from 233 to 366 (the Guardian). La sintesi di tutto ciò? Semplice, sembra che l’Italia settentrionale sia nelle condizioni di quarantena della regione cinese di Hubei. Ma le cose, purtroppo, non stanno così. In realtà nessuno è in quarantena nel nord Italia (se non chi è positivo al tampone oppure contatto stretto di un caso confermato), nessuno ha un obbligo assoluto di non lasciare la propria città, tutti possono viaggiare su tutto il territorio nazionale per motivi di lavoro, di salute o di emergenza inderogabile. Quindi, nessuna quarantena di massa, nessun tentativo radicale di bloccare l‘epidemia, perché siamo un po’ stanchi di chiamarlo focolaio epidemico. Ormai non osserviamo più un focolaio, ma un incendio che brucia le risorse del sistema sanitario nazionale e le vite di decine di persone al giorno. L’incendio di questa epidemia imperversa nel nord e noi, invece di anticiparlo, invece di fare barriera al suo avanzamento lo rincorriamo, sempre e costantemente in ritardo. Ieri sera, sebbene chi vi scrive viva in piena zona rossa, abbiamo gioito nel leggere la famosa bozza riguardante le nuove misure di contenimento, anche se non eravamo contenti della limitata estensione territoriale delle misure previste nel decreto. Ma al risveglio la nostra delusione è stata cocente. Nessuna quarantena vera, nessun blocco delle attività sociali, nessun “lockdown”. Ma tutti ormai parlano di “zona rossa”, poi trasformata in “zona arancione”, ma giocare con i colori non salverà il paese da una catastrofe sanitaria che ormai non è più uno scenario futuribile ma una probabilità concreta del nostro domani.
Non c’è stato il coraggio di prendere misure drastiche, non c’è stata la volontà di imporre i sacrifici necessari alla popolazione e alla Nazione. Si sarebbe ottenuto il medesimo effetto di contenimento vietando attività sportive, ludiche e culturali, senza nominare zone colorate, rosse o arancioni che siano. L’unico risultato certo delle giravolte semantiche della scorsa notta è il fatto che per il mondo milioni di italiani sono in quarantena, anche se in realtà la quarantena, quella vera, quella alla “cinese”, non c’è. Se si parla di quarantena, va fatta una quarantena, se al contrario si cerca una blanda mitigazione della socialità parlare di “quarantena” è semplicemente una follia.