Durante il viaggio di ritorno verso la costa pacifica degli Stati Uniti la situazione operativa è cambiata, e lo stato maggiore americano ha deciso prima di rallentare la corsa della Stennis verso la base in territorio americano, poi la portaerei nucleare è stata fatta avvicinare alla penisola coreana in un’area nella quale operava già da circa 10 giorni un cacciatorpediniere dotato del sistema AEGIS del suo gruppo di attacco della stessa portaerei. La Stennis in questi giorni si farà carico di una ulteriore campagna operativa dopo circa 7 mesi dall’inizio del proprio dispiegamento. Tutto ciò perché la portaerei che solitamente pattuglia le acque prospicienti la penisola Coreana, la USS Washington (CVN-73), è impegnata in una fase di manutenzione che la terrà lontana dal teatro operativo fino al prossimo luglio.
Così da questa sera, una portaerei nucleare americana e il suo gruppo di attacco si trovano a distanza operativa dalla Corea del Nord; laggiù da qualche parte nel mar cinese orientale o nel mar del Giappone pronta, nel caso in cui qualcosa in Corea del nord la situazione prendesse una brutta piega, ad utilizzare la propria potenza, non solo della componente aerea ma anche delle decine di missili Tomahawk imbarcati, nel caso in cui fosse necessario rendere rapidamente inoffensivo un avversario ostico come la Corea del Nord. Un avversario che può contare su due certezze assolute: la prima è il possesso di armi nucleari, armi che potrebbero essere utilizzate come extrema ratio per difendere il regime di Kim; la seconda certezza è ancora più importante per i nord coreani, è la sicurezza assoluta che nel caso il regime stesse per implodere, o lo truppe del sud avanzassero anche di un solo metro oltre il 38º parallelo, la Cina non esiterebbe un minuto a far affluire le proprie truppe nella penisola coreana, per compensare istantaneamente il vantaggio che la presenza delle forze americane regala alle truppe di Seoul.