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La Corea del Sud nella trappola di Kim Jong Un

Geopolitica

Pace, Olimpiadi, distensione, riapertura delle linee di comunicazione militare tra Pyongyang e Seoul, ma guai a nominare le armi atomiche in possesso della Corea del Nord. Ecco in sintesi cosa è accaduto, e cosa sta accadendo in queste ora al “villaggio della pace” lungo il 38º parallelo.
Kim, approfittando della sua capacità di deterrenza che gli è fornita dalle armi di distruzione di massa, e avendo coscienza di desideri del presidente sud-coreano Moon di inaugurare una nuova epoca della “sunshine policy”, ha capitalizzato l’occasione offerta dalle Olimpiadi invernali per rompere il fronte comune tra Stati Uniti e Corea del Sud e far apparire il dittatore nord-coreano come un uomo che ricerca una soluzione pacifica alle controversie internazionali.
Nei fatti invece la Corea del Nord si avvia verso una nuova fase di “buoni rapporti” con il Sud senza rinunciare ad un grammo di plutonio o ad un solo stadio del suo arsenale di missili balistici.
Nell’indifferenza dell’Europa, con la benedizione di Cina e Russia, un nemico degli Stati Uniti ora ha più possibilità di uscire dall’isolamento relativo di questi mesi e tornare a raccogliere fondi ed energie, non per migliorare rapidamente la qualità di vita della popolazione oppressa a Pyongyang e dintorni, ma per l’ultima fase del progetto strategico che vede nelle armi atomiche l’assicurazione sulla vita del regime nord-coreano.
Gli emissari di Kim hanno affermato che le armi atomiche non sono puntate contro la Corea del Sud ma che tutte hanno come obiettivo i territori americani.
Si sono però dimenticati di ricordare al mondo ed alla Corea del Sud le migliaia di pezzi di artiglieria e le centinaia di lanciarazzi multipli che possono incenerire Seoul in poche ore.
Stiamo assistendo al nuovo grande inganno della Corea del Nord al mondo Occidentale al Giappone ed alla stessa Corea del Sud. Se non verrà affrontata concretamente la questione delle armi atomiche in mano a Kim, contestualmente alle capacità missilistiche oggi in possesso di Pyongyang, dopo questa nuova politica accomodante e di finta pace, nuovamente tra alcuni anni, terminata la presidenza Trump, osserveremo la Corea del Nord agire aggressivamente contro il Sud, e rivelarsi il più grande alleato della Cina nel conflitto (politico, diplomatico e forse militare) per il controllo del Mar Cinese Meridionale e del Mar Cinese Orientale, fatto propedeutico ad una espansione militare globale di Pechino prima verso l’Africa poi verso il Medio Oriente e l’Europa.
Illudersi che la dittatura nord-coreana sia sincera sul desiderio di pace è un errore troppe volte commesso in passato che ci ha regalato alcuni mesi di effimera tranquillità per poi farci risvegliare all’interno di un incubo strategico costellato unicamente da cattive opzioni, sia politiche che militari.
Speriamo che oggi Moon non ripeta quell’errore anche se le premesse di una nuova vittoria al tavolo del poker della diplomazia per Kim Jong Un ci sono tutte.