Conviene all’Italia pagare riscatti ai pirati somali o ai banditi che sequestrano italiani in giro per il mondo? La domanda richiede una risposta complessa e non priva di implicazioni morali.
Dobbiamo notare che dopo il cambio di governo in Italia abbiamo assistito alla liberazione quasi contemporanea di due navi nelle mani dei pirati Somali e del medico italiano Francesco Azzarà. Questi avvenimenti in sequenza non possono essere certo un caso ma frutto della programmazione politica del nuovo governo in carica in Italia. La nuova linea appare cristallina, si paga per riavere a casa i nostri.
Se questa strategia nel breve periodo mette al riparo la coscienza, risparmia sofferenze ai connazionali nelle mani dei rapitori, e fa felice qualche ministro cooperante, nel medio lungo periodo può rivelarsi disastrosa. Ogni nave con il tricolore sulla poppa diventerà un bersaglio privilegiato e ogni cooperante italiano in giro per il mondo in zone bollenti in assegno circolare con le gambe. Proprio oggi 27 dicembre è giunta notizia di un nuovo sequestro di una nave cisterna italiana nel golfo di Aden, in quanti giorni verrà pagato il riscatto questa volta. Cosa diranno i nostri alleati che tanto ci hanno criticato in passato quando, in Irak e in Afghanistan, eravamo scesi a patti con terroristi e sequestratori? Per ora al governo Italiano è concesso molto, quasi tutto, sia da parte delle forze politiche interne, che dell’opinione pubblica, sia da parte degli alleati internazionali. Forse qualcuno a Roma però sta esagerando un pò si rischia, in poche settimane, di vanificare gli sforzi di anni nei quali i rapiti hanno sofferto per la scelta, fatta da tutto il mondo occidentale, di non pagare i somali.
Oggi i marinai e le famiglie della nave cisterna “Enrico Levoli” pagano questa scelta politica di scarsa visione e breve respiro. Probabilmente torneranno a casa in tempi brevi, ma se questo avverrà tramite il pagamento di un riscatto, sarà solo un nuovo incentivo governativo alla pirateria.