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Contro ogni razzismo

Nella giornata di oggi, dedicata alla lotta ad ogni forma di razzismo, la piccola redazione di GPC vuole unirsi all’invito delle Nazioni Unite che chiede a governi ed organizzazioni nazionali e locali di ricordare alle genti della terra come ancora oggi questa piaga che si chiama “razzismo” sia ancora radicata nelle società della terra.
Noi, tutti noi, che scriviamo su queste pagine rigettiamo e rifiutiamo ogni forma di razzismo, non solo il classico razzismo basato sul colore della pelle degli individui che ancora oggi è il protagonismo di drammi insensati in varie parti del mondo, ma ci esprimiamo contro il razzismo religioso, culturale ed etnico che pervade tento internet quanto il mondo non virtuale.
Purtroppo oggi assistiamo a continui razzismi che si espandono e si differenziano. Come dicevamo prima il razzismo oggi più pervicace, più pericoloso e che causa maggiori preoccupazioni e vittime non è il razzismo che si basa sul colore della pelle, ma il razzismo religioso e quello culturale.
Nella nostra nazione, fortunatamente, il razzismo è se non sconfitto ormai privo di un numero di seguaci significativo. Tuttavia il perdurare della crisi economica e le politiche di globalizzazione prive di regole rischiano di far emergere nuovamente questa piaga della società che oggi vogliamo ricordare. Parliamo di globalizzazione perché le politiche culturali occidentali, in questi ultimi 5/7 anni, hanno mirato ad far dimenticare le identità nazionali e culturali dei paesi Europei ed Americani, perseguendo l’idea di una società di nazioni uniformata e quindi non più lotta tra loro.
Ma questa politica ha trasformato in deserti identitari le nostre piazze, le nostre trasmissioni televisive, le nostre scuole e buona parte della produzione culturale dei giorni nostri. In questo deserto, senza più punti di vista, gli estremismi, i fanatismi, gli odi settari e la personalistica interpretazione delle religioni emergono ogni giorno più forti perché trovano le nuove generazioni prive di radici culturali ed identitarie in grado di proteggerle dai falsi miti degli estremismi, consentendo la rinascita del razzismo.
A nostro avviso la maniera più corretta per eliminare il razzismo dalla nostra società europea, non è la negazione e la perdita delle identità nazionali e locali, bensì il ritorno alle radici dei popoli. Radici che possano dare ai giovani in orizzonte stabile, radici che insegnino l’ospitalità e la tolleranza, il rispetto per il diverso, l’uguaglianza di tutti gli uomini che abitano questo mondo, ma radici in grado di far prendere ai nostri giovani (e ai nostri governanti) posizioni ferme, decise in difesa della nostra identità. La fusioni di più genti e di più culture è un processo normale nella storia del mondo, un processo che non sempre ha dato però buoni frutti se esisteva uno squilibrio di forza tra le due o più entità che si trovavano a condividere i medesimi spazi.
Oggi, a differenza di alcuni lustri fa, non viviamo più un tempo di pace e prosperità, un tempo dove l’integrazione ed il rispetto per il diverso è più semplice da ottenere. Oggi viviamo un tempo di guerra, il nostro paese vive l’instabilità dell’Unione Europea, una guerra tra Russia e Ucraina, l’avanzata dell’estremismo in nord Africa e Medio Oriente ed è proprio ora che potrebbe essere semplice cercare le via del razzismo e dello scontro per tentare di risolvere i nostro problemi.
Il razzismo tuttavia ha sempre e solo creato società decadenti, e noi non volgiamo trasformaci in una società di violenza e cieca vendetta. Per farlo dobbiamo riconoscere la bellezza dell’altro, del diverso ed acquisire i lati positivi delle culture diverse dalla nostra, ma allo dobbiamo impedire che in nome del politicamente corretto vengano eliminate le nostre radici e la nostra storia fatto che aprirebbe la strada ai predicatori di odio e di violenza che grazie alla rete dispongono di un palcoscenico disponibile ogni giorno dell’anno per cercare nuovi adepti privi di storia e di radici da piegare alla loro causa.
Nel nostro piccolo noi cerchiamo di ricordare al paese le proprie radici, non per alimentare la violenza, ma al contrario per far si che le genti che oggi formano il popolo italiano possano vivere in pace e senza più lo spettro del razzismo.