In particolare portiamo alla vostra attenzione una dichiarazione del Rais siriano, il quale ha dichiarato che la Siria rinuncerà alle proprie armi chimiche solo quando gli americani smetteranno di fornire armi ai ribelli. Poi da Damasco sono arrivate altre dichiarazioni, questa volte non fatte dal presidente siriano, che collegano lo smantellamento dell’arsenale chimico siriano ad una simmetrica mossa da parte dello stato di Israele.
Qualcuno a Damasco ha cercato di coinvolgere Israele in questa partita. Perché?
Per due motivazioni principali. La prima è una mossa sul breve periodo ed è abbastanza semplice da comprendere. La Siria non vuole trovarsi priva (o per meglio dire con un quantitativo estremamente ridotto) di armi chimiche mentre il principale avversario nella regione continua nella sua politica di ambiguità che estende una cortina di dubbio sul possesso di tali armi.
La seconda è una motivazione che guarda molto più avanti e che coinvolge l’Iran. Iran e Siria stanno cercando di stabilire un precedente che funga da esempio per la trattativa in corso sul nucleare iraniano.
Lo stesso schema di trattativa, potrebbe essere applicato ai negoziati sul nucleare iraniano. Tehran potrebbe legate lo stop del proprio programma nucleare alla denuclearizzazione dello stato ebraico. Se Israele si rifiutasse l’Iran potrebbe addurre questo fatto come giustificazione del proprio programma atomico, se Israele accettasse la sopravvivenza dello stato ebraico in caso di conflitto contro una ampia coalizione araba non sarebbe più garantita. Legare il disarmo siriano ad una simmetrica mossa israeliana è quindi molto pericoloso per la stabilità della regione.
Se gli Stati Uniti facessero pressioni in questo senso nei confronti del governo di Gerusalemme, Israele si sentirebbe in estremo pericolo, abbandonato dall’alleato principale e con il timore di perdere il vantaggio strategico nella regione che permette a 9 milioni di persone di non essere schiacciati da quasi 200 milioni di persone ostili ad Israele che circondano lo stato ebraico.
Se l’America facesse pressioni su Israele per spingerlo al disarmo non farebbe altro che avvicinare i tempi di un eventuale Strike israeliano nei confronti delle installazioni nucleari iraniane. Uno Strike che non fermerebbe il programma atomico di Tehran ma che lo riporterebbe indietro di 2/3 anni; un tempo prezioso per gestire l’eventuale nascita di un Iran nucleare.
Già da oltre un anno e mezzo ogni evoluzione del conflitto siriano va inquadrata in un contesto regionale o sovra regionale. Questo da quando una rivoluzione e la guerra civile che ne era derivata si trasformò in una guerra per procura che si svolge sì su territorio siriano ma da protagonisti che sono esterni alla Siria stessa.