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Come Ebola potrà arrivare in Europa – Scenario

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Pochi giorni dopo la notizia del primo caso di Ebola negli Stati Uniti, GeopoliticalCenter vuole delineare un probabile scenario di diffusione del virus Ebola al di fuori dell’Africa Occidentale e il suo conseguente arrivo nel continente Europeo. Ribadiamo che questo post delinea uno scenario futuribile e non una situazione già in essere. Vi volgiamo anche significare che questo non è il peggiore scenario possibile, seppur ci si avvicini molto. Lo Scenario verrà aggiornato nelle prossime settimane nel caso in quei i fattori primari alla base dello stesse dovessero mutare

Gennaio 2015

L’epidemia di Ebola si è estesa in maniera imponente in Africa Occidentale, gli stati colpiti, ed in particolare la Liberia, sono al collasso economico e sociale. Migliaia di persone cercano di sfuggire ai saccheggi, alla fame e alla malattia e superano i confini mal controllati degli stati limitrofi. I primi casi di ebola insorgono incontrollati, e senza report immediati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in zone dell’Africa sub sahariana. La malattia non è conosciuta dalle popolazioni locali e la diffidenza verso la medicina Occidentale riduce la credibilità delle informazioni diffuse dai governi locali.

Marzo 2015

Dall’Africa sub sahariana partono le carovane che attraversano il deserto, e portano le persone che desiderano raggiungere l’Europa, verso la Libia, una terra di nessuno dove i mercanti di uomini ammassano decine di migliaia di persone che hanno il solo obiettivo di raggiungere l’Italia. Una di queste carovane arrivate dal sud del deserto portava con sè un malato di ebola. Esso mostrava i sintomi di quella che a tutti i trafficanti di uomini sembrava malaria, una malattia vista spesso nei clandestini. Come altre volte era già capitato, le condizioni del malato non gli hanno permesso di continuare il viaggio verso la Libia. Prima di abbandonarlo al suo destino l’uomo era arso dalla sete e spesso aveva bevuto dalle poche borracce usate in comunità da tutto il gruppo, forte di oltre 300 persone. Una settimana dopo aver abbandonato il malato, ormai morente, alle porte di un villaggio remoto nel deserto del Ciad, la carovana era giunta nel sud della Libia, in quella che è la prima stazione di sosta per i clandestini.
Qui oltre 20 persone erano ora affette dalla “malaria”, ma coloro che dovevano portare un altro gruppo di quasi 1000 persone verso la costa gli avevan dato poco peso. Per tre giorni i gruppi di migranti si sono mescolati, hanno dormito insieme, hanno condiviso cibo e acqua, bevendo come sempre dalle stesse poche borracce.
A fine mese il gruppo di 1000 clandestini giunge sulla costa ad est di Tripoli. Molti tra loro si sentono male, hanno febbre, vomito, diarrea, alcuni perdono sangue dalle mucose. Pochi giorni dopo sulla costa qualcuno tra i funzionari governativi corrotti che aiuta i mercanti di uomini capisce che potrebbe trattarsi di un focolaio di ebola, e si allontana velocemente dai campi dei clandestini, cerca di avvisare i pochi team delle Nazioni Unite presenti per l’assistenza ai profughi.
Ma ormai è tardi già centinaia di clandestini sono partiti alla volta dell’Italia e sono stati raccolti dalle unità della marina Italiana.

Primi giorni di Aprile 2015

Le persone prese a bordo di nave Libra mostrano i soliti segni di disidratazione e denutrizione, alcuni hanno qualche sintomo aspecifico, alcune linee di febbre, tosse, qualche diarrea e i soliti mal di gola. I migranti sbarcano e vengono indirizzati ai centri di raccolta, alcuni come spesso accade eludono i controlli ed iniziano la loro avventura in Europa, la maggioranza attende i pasti caldi e l’ospitalità offerti dello stato italiano.
Tre giorni dopo anche nave Maestrale è in vista della costa della Sicilia, ma qualcosa a bordo dell nave non va come dovrebbe. Una decina di persone ha la febbre alta, vomitano, un paio sanguinano vistosamente dalle mucose. Il medico di bordo capisce la gravità della situazione e informa il comandante. Ebola è sulla nave. La Maestrale non attracca ad Augusta, rimane in rada lontano dalla costa. A bordo si scatena il panico. I clandestini vogliono sbarcare vedono I compagni di viaggio malati, i militari che si avvicinano solo indossando i respiratori e non come pochi giorni prima, quando gli addetti ai servizi medici di Nave Maestrale prendevano i neonati in braccio per aiutare le madri in difficoltà negli spostamenti sulla nave o durante le visite mediche.
La protesta diventa violenza e il comandante deve decidere se autorizzare il ricorso alle armi per preservare la sicurezza della nave. Anche i militari sono preoccupati, la malattia potrebbe aver contagiato alcuni di loro che sono stati a contatto con i migranti. Non c’è alternativa: Nave Maestrale va evacuata da tutti clandestini e militari e non può essere lasciata in rada in quarantena come previsto inizialmente dai protocolli che, forse, avevano sottovalutato la risposta violenta dei clandestini e l’alto numero dei contagiati.
Quello che il paese ancora non sa è che anche su nave Libra vi erano malati di Ebola, alcuni dei quali vagano ora per l’Italia, cercando di raggiungere la Francia e la Gran Bretagna. Essi ora vivono all’addiaccio ospitati da connazionali o in comunità improvvisate in stabili abbandonati alle periferie delle metropoli. In questi spazi Ebola ha il terreno perfetto per diffondersi, e per farlo in silenzio, prima che le autorità sanitarie italiane possano avere piena coscienza dell’epidemia.
Intanto i malati a bordo di nave Maestrale e i contagiati positivi al test (ora sono 60 persone) ,ma ancora in buone condizioni, hanno saturato le capacità dei reparti specializzati presenti negli ospedali italiani.
L’Europa reagisce immediatamente al focolaio di Ebola in Italia, ma non come il governo e il popolo italiano si attendevano. Nessuna condivisione dei malati stranieri presenti in Italia, nessun invio di personale specializzato. Vengono invece sospesi gli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle merci e delle persone. Tornano i controlli alle frontiere, il cibo italiano subisce fortissime discriminazioni e le località turistiche italiane iniziano a ricevere disdette a pioggia per quanto riguarda le prenotazioni di tedeschi, francesi e americani.
Un piccolo focolaio di Ebola ha scatenato rapidamente queste reazioni. Il sistema sanitario nazionale riuscirà poi a contenere l’epidemia e a riportare il paese alla normalità. Ma passeranno due o tre mesi, e in questo periodo l’economia nazionale avrà subito un colpo durissimo, dal quale dovrà impiegare anni per riprendersi.

Ricordiamo che questo è uno scenario e non fatti che si stanno svolgendo in questi momenti. Non abbiamo considerato il caso del contagio indotto dal singolo viaggiatore in aereo, in quanto, a nostro avviso non in grado di determinare un focolaio di ampie dimensioni, se il sistema sanitario risponderà a dovere.