Chiudete Fordow! Questa in due parole la richiesta fondamentale degli Stati Uniti alla Repubblica Islamica Iraniana alla vigilia dei colloqui sulla questione del nucleare iraniano che inizieranno in Kazakistan il prossimo 26 febbraio. La richiesta non giunge inaspettata e punta ad ottenere la chiusura del vero cuore del programma militare iraniano. Fordow infatti è il sito fortificato scavato all’interno di una montagna dove l’Iran ha concentrato le sue attività di arricchimento oltre il 5% del materiale di uranio. Il minerale di uranio, di cui l’Iran possiede grandi riserve viene raffinato e portato al 3,5 o al 5% di purezza nell’isotopo fissile nel sito di arricchimento di Natanz, sito dove l’Iran ha dichiarato di voler installare centrifughe di seconda generazione. Questa tappa è la tappa limitante del processo di produzione di uranio arricchito, è questa la fase che richiede più tempo alle centrifughe per separare dal minerale naturale il raro isotopo fissile. Questa fase si svolge proprio a Natanz e non nell’impianto di Fordow, sia per necessità pratiche sia perché questa fase di arricchimento a basse percentuali non è oggetto al momento di negoziati con gli Stati Uniti. A Fordow invece avviene l’arricchimento alla percentuale del 20%, percentuale che viene utilizzata nei reattori di ricerca a Theran, per scopi medici e di ricerca, tuttavia la capacità di arricchimento dell’Iran sembra eccedere massicciamente gli scopi di ricerca medica che si svolgono nel paese. Da qui originano le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardanti il fatto che questo minerale di uranio arricchito al 20% possa essere accumulato per altri scopi; ad esempio per fornire una quantità di uranio rapidamente arricchibile a concentrazioni più alte del 20% in un periodo di tempo estremamente rapido, fino ad arrivare a quelle concentrazioni in uranio 235 superiori al 92%, livelli di purezza che vengono definiti Weapon Grade e che possono essere impiegati nella fabbricazioni di dispositivi e armi nucleari.
Come risponderanno gli iraniani alla richiesta americana? Accetteranno di chiudere Fordow?
In parte gli iraniani hanno già risposto, non intendono chiudere Fordow o perlomeno non intendono chiudere Fordow a queste condizioni. Gi Stati Uniti offrono agli iraniani di allentare la pressione economica sul paese consentendo il commercio del petrolio utilizzando metalli preziosi come ad esempio l’oro.
Questa proposta per l’Iran non è sufficiente. Ai nostri analisti è emerso chiaramente qual’è la condizione che l’Iran pone per fermare il proprio programma nucleare. Questa condizione è una condizione radicale e che mira ad indebolire mortalmente lo stato di Israele. Secondo i nostri analisti la richiesta finale dell’Iran è la competa denuclearizzazione del medio oriente. Questa proposta iraniana prevede la firma da parte di Israele del Trattato di non Proliferazione e l’interruzione dei pattugliamenti delle portaerei nucleari americane all’interno del Golfo Persico.
Ad opinione del nostro gruppo tali proposte, estremamente radicali, non troveranno accoglimento per un semplice motivo: senza le capacità di deterrenza garantite dalla presenza della armi nucleari, sia strategiche che tattiche lo stato di Israele potrebbe essere sopraffatto dai paesi arabi della regione, Egitto in testa. Ed è anche per questa ragione che noi di GPC riteniamo che nel caso in cui l’Iran si dotasse di armi atomiche non assisteremmo alla stessa passività del Giappone e della Corea del Sud nei confronti del regime comunista nord coreano. Nel caso in cui sorga l’atomica sciita i sunniti dell’Arabia saudita non resteranno immobili e acquisiranno capacita militari atomiche nel giro di pochi mesi. Subito dopo al fine di eliminare il vantaggio strategico israelinano anche l’Egitto, visto il rapido mutamento delle situazioni stategiche della regione, cercherà di dotarsi di capacità nucleari. Ricordiamo che l’Egitto già possiede un reattore sperimentale teoricamente in grado di assicurare al paese una piccola produzione di plutonio.
In Kazakistan questo sarà lo scenario nel quale si terranno i colloqui del gruppo 5+1 con l’Iran. Colloqui che non saranno in grado di determinare un mutamento sostanziale della situazione sulla questione del nucleare iraniano. E mentre passano i mesi, si avvicina sempre di più quella linea rossa tracciata dal primo ministro israeliano, una linea rossa che i nostri analisti pensano non sia rappresentata tanto dalla quantità di uranio arricchito in possesso degli iraniani, ma dal raggiungimento di quelle capacità di arricchimento industriale che fanno la differenza tra il possesso di una bomba e lo sviluppo di un arsenale.