Il cammino dell’Iran verso l’egemonia regionale (in attesa della Bomba)
Quale nazione può attaccare simultaneamente Erbil in Irak, Aleppo in Siria, il Belucistan Pakistano, fornire missili balistici e antinave agli Houti yemeniti, droni, missili anticarro, decine di migliaia di razzi e missili di precisione, missili antinave supersonici, sistemi di difesa area ad Hezbollah, droni alla Russia, missili balistici alle milizie sciite irachene, e risorse di intelligence a tutti quanti? La risposta è semplice: Iran.
Tutto questo sforzo bellico (che alle spalle ha un ideale geostrategico ben definito) origina da Teheran e si alimenta anche dai fondi che l’amministrazione americana attuale ha deciso di sbloccare in favore di Teheran, nella vana speranza di separare l’Iran dalla Russia; un clamoroso errore di valutazione strategica che oggi l’intero mondo, ed in particolare Israele ed Unione Europea pagano e pagheranno.
Nelle ultime settimane la postura di per sé aggressiva dell’Iran teocratico si è modificata, e le Guardie della Rivoluzione (quindi emanazione diretta del potere teocratico che controlla l’Iran post-rivoluzionario) hanno deciso di agire in prima persona su più fronti, in maniera palese e sfidando apertamente la sovranità di tre paesi della regione.
In particolare va menzionato l’attacco missilistico portato al Pakistan, potenza nucleare regionale, attaccato senza tante remore al pari di Irak e della parte separatista della Siria. L’attacco va letto non solo come una azione mirata e puntuale ma come la smania iraniana di sottolineare il desiderio (e forse la reale valenza) di potenza regionale e forse il sogno (o forse la reale valenza) di potenza nucleare regionale di Teheran.
Eh sì, parliamo di nuovo della bomba iraniana, della bomba atomica iraniana, che rappresenta nel progetto di strategia a lungo temine degli Ayatollah, non tanto un’arma di deterrenza ma un’arma funzionale al progetto egemonico iraniano. Perché?
Perché le regole della deterenza in medioriente non sono le medesime che sono state valide durante la guerra fredda, quando si affrontavano due blocchi divisi da visioni politiche e della società diverse. La bomba della repubblica Islamica dell’Iran non porta con sé una visione strettamente politica razionale, a differenza della guerra fredda, ma fa propria una visione dogmatica, irrazionale di impronta religiosa. L’obbiettivo della teocrazia non è di stabilire un nuovo equilibrio in medioriente per mettere fine al monopolio nucleare israeliano, ma di distruggere lo stesso stato d’Israele come ripetuto dai vertici politici e religiosi della repubblica Islamica, oltre a rendere un intervento militare o di “regime change” guidato dall’esterno, se non impossibile, almeno molto difficile. (Di questi concetti avevamo parlato in questo editoriale 11 anni fa: https://www.geopoliticalcenter.com/prima-pagina/israele-il-giorno-dopo-la-bomba-iraniana-scenario/)
Il cambio di passo delle Guardie della Rivoluzione potrebbe anche segnalare che il potere teocratico, cioè la Guida Suprema, senta il bisogno di riaffermare il suo peso sull’apparato politico del paese che sembra perseguire una strade differente. I recenti accordi siglati con i Sauditi potrebbero essere visti o vissuti come un indebolimento dell’ideologia in vigore nella repubblica Islamica iraniana, mentre i recenti attacchi diretti o indiretti all’estero, nel Mar Rosso e contro un altra repubblica Islamica, quella pakistana, potrebbero rafforzare e galvanizzare lo spirito rivoluzionario, nazionalista e religioso di una popolazione giovane che si sta interrogando sul proprio futuro.
In questa ottica, la repressione sempre più asfissiante e le esecuzioni capitali sempre più frequenti, potrebbero essere anche un indicatore della divisione interna, che quindi porterebbe il regime iraniano ad accelerare ancora di più la sua corsa verso l’atomica.
L’unica certezza che oggi abbiamo è che Teheran ha attivato tutte le milizie e gruppi paramilitari che riferiscono a Teheran, ordinando solo al Partito di Dio libanese di mantenere pressione su Israele ma di non dare il via ad una guerra totale, questo perché nonostante tutto la bomba a Teheran non è ancora pronta ed agli Ayatollah serve tempo. Il punto cruciale è: quanto tempo? Nessuno senza informazioni segrete può rispondere in maniera corretta e quindi certo non possiamo farlo noi, su queste pagine. A tale riguardo possiamo solo formulare ipotesi logiche o verosimili, osservando non tanto le dichiarazioni dei politici, ma quello che nei fatti accade sul campo di battaglia, sia esso in Irak, nel Libano del Sud, nel Mar Rosso o nel Golfo.
Abbiamo in noi la profonda certezza che l’obiettivo più immediato e allo stesso tempo prioritario dei vertici della Rivoluzione Iraniana è dotarsi dell’arma atomica, sfruttando ogni possibile supporto all’interno del loro sistemi di alleanze come fatto in passato con i sistemi missilistici molto molto simili, se non identici a quelli della Corea del Nord (argomento trattato dal nostro gruppo nel 2016 prima dei test atomici nord-coreani https://www.geopoliticalcenter.com/attualita/iran-corea-del-nord-stessi-missili-stesse-testate ) ; guadagnando in ogni modo possibile tempo destabilizzando il Golfo, il Mar Rosso, il Kurdistan e naturalmente Israele, per giungere a sconvolgere il mondo con un annuncio che cambierebbe per sempre il Medio Oriente e tutta la regione Euro-Asiatica. L’annuncio di una bomba iraniana non arresterebbe i conflitti ma potrebbe far precipitare il mondo in una spirale di guerra e di violenza oggi non prevedibile e che noi certo non ci auguriamo. Nei prossimi giorni, quando sentirete parlare degli Houti, delle milizie irachene, di Hezbollah, del Jihad Islamico, di Katahab Hezbollah, è all’Iran che dovrete pensare perché ogni azioni di questi gruppi armati deriva da direttive o da indicazioni iraniane così come da direttive ed indicazioni iraniane deriva l’entità degli attacchi da essi portati agli interessi occidentali, fino a quando Teheran non disporrà del suo arsenale atomico e non deciderà di offrirlo come ombrello protettivo per tutte queste formazioni alleate dell’Iran e scendere direttamente in campo nel conflitto regionale mediorientale, con l’obiettivo primario di cancellare Israele della mappa mondiale e subito dopo prendere il controllo dei maggiori luoghi sacri dell’Islam presenti in terra saudita. Gli Houti infatti non solo oggi svolgono il ruolo di milizia incaricata di controllare lo Stretto di Bab El Mandeb ma domani saranno l’esercito che avrà il compito di destabilizzare il regno dei Saud e soddisfare il desiderio millenarista di riportare i seguaci del Figlio di Fatima ad avere il controllo della Santa Città di Mecca e Medina.
L’egemonia sciita non ha come obiettivo primario la distruzione di Israele, esso rappresenta solo un mezzo per arrivare all’unico vero obiettivo della Teocrazia di Teheran: il controllo delle città Sante dell’Islam e con esse della vera egemonia sul mondo mussulmano.