La Guerra in Siria e l’espansione del Califfato, sembra stiano ingenerando nell’opinione pubblica una percezione a nostro avviso profondamente errata. Una percezione secondo la quale il mondo islamico si divida in due grandi gruppi, i sunniti “i cattivi” e gli sciiti “i buoni”. Questa percezione è determinata dal fatto che i main stream media e le dichiarazioni dei leader politici internazionali, hanno spesso accostato la parola sunnita ai terroristi del Califfato e la parola sciita ai gruppi armati che combattono contro lo Stato Islamico sia in Irak sia in Siria.
Ma questa classificazione è errata. Esistono gruppi eterogenei all’interno delle due principali correnti religiose islamiche, esistono sunniti che combattono i metodi e gli ideali del califfato e esistono sciiti pronti ad usare la forza e la violenza nello stesso stile del Califfo.
Come si possono dimenticare le azioni terroristiche dell’Hezbollah libanese entro e al di fuori dei confini libanesi? Come si possono dimenticare le numerose autobombe che hanno segnato la vita recente di Beirut, inclusa quella che uccise Rafik Hariri, politico libanese di epico che si opponeva all’ingerenza siriana in Libano e alla presenza di uno stato parallelo dell’Hezbollah? Come si possono dimenticare le migliaia di esecuzioni capitali pubbliche, spesso sommarie dell’Iran sciita e delle centinaia di giornalisti e dissidenti arrestati del “democratico e moderato” governo teocratico iraniano?
Possiamo forse dimenticare il settarismo e le violenze etniche e religiose dell’Irak post Saddam nei confronti dei Sunniti di Ramadi, di Fallujah, e della stessa Baghdad? Possiamo forse dimenticare che l’Iran ha colonizzato l’Irak dopo la partenza degli americani facendolo divenire un feudo dell’espansionismo sciita? E possiamo dimenticare Moktada Al Sadr, capo religioso sciita responsabile del coordinamento di attacchi terroristici sul suolo iracheno che videro anche nostri uomini cadere attaccati vigliaccamente da origini improvvisati e autobombe?
Ecco perché non dobbiamo identificare i sunniti con i “cattivi” e gli “sciiti” con i buoni, tuttavia non è assolutamente nostra intenzione identificare negli sciiti i “cattivi” del Medio Oriente.
Il Medio Oriente è un luogo instabile, complesso ed estremamente fluido, dove i nemici di ieri possono essere gli amici di oggi ma, senza che noi nemmeno facciamo in tempo a rendercene conto gli amici di oggi possono diventare i nemici di domani e spesso essi diventano più pericolosi e temibili dei nemici di oggi.
L’entusiasmo nell’appoggio incondizionato a una parte sola dell’Islam può essere una decisione che oggi appare corretta ma nel medio termine esso si rivelerà un clamoroso errore di valutazione. La nostra strategia non dovrebbe essere quella di sostituire un regime a noi avverso con un altro regime a noi apparentemente più vicino. La nostra strategia non deve essere quella di sostituire una teocrazia con un’altra teocrazia.
L’unica strategia vincente in Medio Oriente, in questo Medio Oriente disgregato potrebbe essere la ridefinizione dei confini nazionali, la ridefinizione delle aree di influenza e la ricerca di una suddivisione geografica in grado di garantire autonomia alle etnie oggi schiacciate e senza libertà (pensiamo ai curdi, agli sciiti dello Yemen, ai sunniti dell’Irak e della Siria, ai palestinesi), ma una libertà che possa essere supportata da una adeguata economia o/e da adeguate risorse naturali.
Per questo serve che nel Medio Oriente sia garantita la presenza di una Siria, di uno Yemen e di un Irak Federale, la nascita di uno stato curdo, la nascita di uno stato palestinese che non comprometta la sicurezza di Israele, tutto ciò unita all’eradicazione del programma atomico militare di Teheran (e non solo la sua temporanea e breve sospensione).
La denuclearizzazione di Israele è invece un progetto non attuabile, in quanto solo la presenza dell’arma atomica garantisce ad uno stato di soli 8 milioni di abitanti, che non ha difese naturali ai suoi confini, di non essere schiacciato in una possibile futura guerra che potrebbe vedere coalizzati contro Israele gran parte del mondo arabo.
Non esistono Buoni e Cattivi in Medio Oriente, esistono solo alleati o avversari la cui lealtà o la cui inimicizia può essere unicamente valutata nel presente e difficilmente proiettata nel futuro, questo è il Medio Oriente una regione di nemici nella quale è pericoloso schierarsi senza riserve.
Chiudiamo il Post con un estratto di quanto detto durante Hadith (Parola del Profeta) dell’Imam di al Azhar una delle maggiori guide dell’Islam sunnita: “Quando vedrete le ‘Bandiere Nere’, non muovetevi! [non seguitele! non accorrete in loro aiuto! perché sono mendaci! non conducono al Vero!]. Poi comparirà una ‘gente debole ed irrilevante’, con i ‘cuori duri’ [crudeli] come pezzi di ferro, essi sono i ‘Compagni dello Stato’, non rispettano nessuna alleanza, né patto alcuno, invitano al Vero senza però appartenere ad esso, si fanno chiamare con i soprannomi [Abu Bakr, Abu Mus’ab…], e vengono riferiti alle città [al-Baghdadiyy, al-Amrikiyy, ash-Shishaaniyy…], ed hanno i capelli lunghi, come i capelli delle donne. [Dureranno] finché non entreranno in contrasto fra di loro, poi Allah, il Vero, manifesterà chi Egli vorrà…”