Tutto è iniziato dopo l’abbattimento del Su-24 russo ad opera della Turchia, al quale Mosca ha risposto con una serie di azioni sanzionatorie, di tipo economico e diplomatico, che hanno messo in discussione tutti i meccanismi di export turco verso la Russia, rischiando di bloccare il flusso turistico russo verso le spiagge della Turchia e che potrebbero portare circa 90000 mila cittadini turco-russi con la doppia cittadinanza e residenti nella Federazione Russa, a dover scegliere di abbandonare il passaporto turco, pena la possibile perdita dei diritti politici e di cittadinanza in Russia.
A queste mosse russe la Turchia ha risposto ostacolando il transito della unità mercantili russe nel Bosforo. I dati di attesa all’imboccatura del Bosforo indicano che in alcune occasioni le navi russe hanno dovuto attendere, fino a 18 ore per attraversare lo stretto. Non abbiamo dati precisi sui tempi di attesa di altre unità con simile carico e simile tonnellaggio (non battenti bandiera russa) ma, alcune affidabili fonti indicano che le navi russe avrebbero dovuto attendere più dell’altro naviglio mercantile.
Sta di fatto però che il 5 dicembre scorso una nave da sbarco anfibio russo, classe Ropucha II, la Caesar Kunikov, ha attraversato il Bosforo con un marinaio che imbracciava l’unico sistema di difesa aerea di questa nave lo V9K32 Strela-2, un missile antiaereo spalleggiatile. La navi da sbarco classe Ropucha II non dispongono di un vero e proprio sistema di difesa aerea, esse si basano solo sulla capacità di difesa della flotta e imbarcano 4 lanciatori Strela che devono essere maneggiati da mariani addestrati allo scopo. Uno di questi marinai ha brandito un lanciamissili Strela-2 durante il passaggio nel Bosforo. Il fatto non è proibito dagli accordi di Montreux, che regolano il tragitto negli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli, ma questo gesto non rappresenta certo un atto amichevole. I turchi hanno inteso il gesto russo come ostile e hanno convocato al ministero degli esteri l’ambasciataore russo nella giornata di ieri 7 dicembre 2015. Nella dichiarazione ufficiale turca inerente la convocazione dell’ambasciatore di Mosca si fa espresso riferimento agli accordi di Montreux e al fatto che la Turchia rimane aderente a tali accordi, tuttavia Ankara fa sapere che prenderà in considerazione le necessarie misure nel caso in cui si ripetano atteggiamenti ostili da parte della Russia.
Ed è proprio la parola ostile che deve fare riflette ed il suo utilizzo affiancata alla citazione della Convenzione di Montreux. La Turchia, come abbiamo più volte scritto, ha il Diritto di impedire la navigazione negli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli, non solo alle nazioni con cui è in guerra ma anche alle nazioni che la Turchia ritiene ostili alla propria nazione e che pongano una minaccia imminente alla nazione turca. E’ fuor di dubbio che molti tra i vertici politici della Turchia vedano nella Russia una nazione ostile e gesti come quello del missile antiaereo aumentano la volontà di una certa parte del potere polito turco di chiudere gli Stretti alla Russia, fatto che impedirebbe il rifornimento e il rafforzamento delle unità militari russa presenti in terra di Siria, determinando il collasso dell’infrastruttura militare russa che opera al fianco di Al Assad.
Il gesto russo però potrebbe anche essere letto sotto una diversa luce e cioè come una risposta diretta ai ritardi nei transiti delle unità russe presso il Bosforo, quindi una minaccia alle autorità che regolano la navigazione tra Mar Nero e Mar Mediterraneo.
Il nostro gruppo crede che la Turchia non voglia rischiare uno scontro aperto con la Russia chiudendo gli Stretti alle Unità militari di Mosca, tuttavia molti indicatori ci fanno pensare che la tentazione di invocare l’art. 21 della convenzione di Montreux sia sempre più presente nei pensieri dei vertici dello stato turco.
Nel caso in cui la Turchia si ritenesse minacciata da imminente pericolo di guerra, essa avra’ diritto di applicare le disposizioni dell’articolo 20 della presente Convenzione.