Nessuno da Ankara ha indicato precisamente un colpevole, o per meglio dire un mandante, per la strage di Reyhanlı. Al momento le ipotesi più accreditate dagli ambienti governativi turchi sono due.
La prima è legata alla recente tregua con i guerriglieri curdi del PKK, che si sono impegnati a ritirarsi dalla Turchia in cambio di un negozio di ampio respiro tra curdi e turchi. Alcuni elementi ostili all’accordo di pace potrebbero tentare di alzare la tensione con attentati nelle città turche e questo di Reyhanlı potrebbe esserne un esempio.
La seconda ipotesi fa invece riferimento alla crisi siriana, e all’uso di armi chimiche nel conflitto in Siria. Solo 48 ore fa il primo ministro turco Erdogan aveva affermato di possedere prove inconfutabili che dimostrebbero le responsabilità del regime di Al Assad nell’aver impiegato armi chimiche contro la stessa popolazione siriana. Erdogan ha dichiarato che farà partecipe di tale dossier il presidente americano Obama durante la visita della delegazione turca negli Stati Uniti programmata per il giorno 16 maggio. Ad Ankara diversi membri del governo pensano che la doppia autobomba di Reyhanlı sia maggiormente legata alle dichiarazioni di Erdogan, piuttosto che all’accordo di pace con il PKK.
Poche ore dopo l’attacco terroristico si è riunito ad Ankara il consiglio supremo di difesa turco il quale ha determinato che in via precauzionale venga rafforzato il dispositivo militare lungo il confine con la Siria. Al momento non conosciamo l’entità e la dislocazione delle forze turche, in quanto nessuna fonte Open Source attendibile ha diffuso numeri riguardanti l’impegno militare turco nella zona prossima al confine con la Siria.