L’Europa vive una stagione nuova, una stagione nella quale gli attacchi contro cittadini inermi stanno diventando un fatto sempre meno eccezionale.
A queste azioni i cittadini, ancora di più i governi e, per riflesso, i mezzi di informazione tradizionale, reagiscono in maniera lenta, blanda e priva di un orizzonte di oggettività.
Vi facciamo l’esempio dell’attentato terroristico di matrice islamista di ieri 19 dicembre a Berlino. Un attentato nel quale un terrorista si è impossessato di un autoarticolato a pieno carico, e lucidamente lo ha utilizzato come un ordigno per seminarne morte e terrore in un mercatino di Natale.
Analizzando i video del fatto in oggetto (subito comparsi sulla rete), ricordando gli eventi di Nizza, osservando i danni del camion, geolocalizzando sulle mappe satellitari Open il luogo della strage, era apparso subito evidente che con grande probabilità eravamo dinnanzi ad un fatto intenzionale di terrorismo. Nonostante ciò si è iniziato a parlare ufficialmente di “atto intenzionale” solo dopo circa 12 ore, e la stessa cancelliera Merkel, in una conferenza stampa tenuta alle ore 12 di oggi 20 dicembre, non ha mai pronunciato la parola “terrorismo”, men che meno ha mai utilizzato la dicitura “terrorismo di matrice islamista”, bensì si è riferita all’attentato con la parola “attacco”.
Ecco che l’Europa, e la Germania alla sua testa, dimostrano di avere Paura della Verità, paura di definire in maniera corretta il gesto che ha ucciso 12 persone e che darà i suoi frutti nefasti in Germania e nel continente nelle prossime settimane, spingendo altri ad emulare questo gesto, compiuto senza esplosivo o pistole, ma “solo” rubando un camion carico con 3 tonnellate di acciaio.
La motivazione di questa paura è da ricercarsi nella convinzione che dare spazio alla corretta definizione del problema possa offrire, alle opposizioni che si trovano a destra della CDU tedesca, un argomento efficace nella prossima campagna elettorale. Molti analisti filo governativi tedeschi e giornalisti teutonici (e anche italiani a dire il vero) affermano che l’obiettivo dei terroristi è quello di “dividere” dall’interno le democrazie occidentali, e far si che prendano forza i movimenti di opposizione al governo tedesco.
Anche in questo caso, nella nostra analisi, le affermazioni di molti di queste persone sono errate. L’obiettivo dei terroristi non è quello di rovesciare i governi occidentali, l’obiettivo dei terroristi è quello di seminare morte, compiacere i predicatori che diffondo odio e, per quanto riguarda i vertici delle organizzazioni terroristiche, tentare di far venir meno la determinazione dell’alleanza anti ISIS nella lotta contro il sedicente Stato Islamico.
La verità oggi è che le nostre frontiere sono porose, la verità è che non abbiamo il controllo delle migliaia di potenziali terroristi arrivati nella massa di oltre un milione e cinquecentomila di profughi, immigrati irregolari e veri e propri clandestini.
Ora rischiamo che il terrorismo, da episodio acuto, si trasformi in un fatto endemico, non più eradicabile. Il terrorismo è oggi una malattia che rischia di diventare un virus dal quale non si può più guarire completamente, ma che si può solo contenerne, del quale si possono solo limitare i danni. La responsabilità per questa evoluzione del terrorismo in Europa va ascritta a chi non ha fatto una corretta “diagnosi” della situazione attuale, attribuendo gli attacchi terroristici alla depressione o alla malattia fisica dell’esecutore, ai problemi familiari del terrorista suicida.
Per curare una malattia, per risolvere un problema, prima di tutto è indispensabile individuare la causa prima della malattia o del problema, non cercare comode scuse, forse siamo ancore in tempo, forse.