Il nostro analista medico, vedendo le immagini disponibili sulla rete, da subito aveva individuato in un agente nervino io responsabile della strage di Ghouta. Ghouta era, a nostro avviso, un episodio diverso dai precedenti casi di utilizzo di armi chimiche in terra siriana. Nei casi precedenti le armi chimiche erano state utilizzate in bassi quantitativi e miscelate a gas antisommossa. A Ghouta la quantità di agente nervino impiegata è apparsa massiccia.
Oggi dal rapporto delle Nazioni Unite sappiamo che sono stati utilizzati più di trecento chilogrammi di Sarin, che il gas è stato trasportato da razzi e proiettili di artiglieria di origine sovietica, in uso alle forze regolari siriane, così come sappiamo che i lanci provenivano da zone sotto il controllo delle forze regolari siriane.
Il rapporto non cita direttamente i responsabili degli attacchi, non era il compito degli ispettori e una dichiarazione delle Nazioni Unite in tal senso avrebbe bloccato ogni evoluzione diplomatica. Oggi appare però chiaro che il lancio del gas ad est di Damasco sia avvenuto, come hanno affermato gli Stati Uniti ad opera di unità dell’esercito siriano, tuttavia appare realistica anche la dichiarazione di Mosca che afferma che Al Assad non abbia mai ordinato l’attacco chimico del 21 agosto.
È necessario prestare la massima attenzione alle parole usate nella diplomazia e dalla diplomazia. Gli Stati Uniti non hanno mai dichiarato che Al Assad abbia ordinato l’attacco chimico a Ghouta, così come i russi non hanno mai dichiarato che le forze armate siriane non abbiano avuto nessuna responsabilità nell’accaduto. È così probabile che sia stato un comandante sul campo a ordinare l’utilizzo dei gas, senza l’autorizzazione del presidente siriano, che probabilmente non sarebbe mai arrivata, vista la presenza degli ispettori delle Nazioni Unite a tre chilometri di distanza dalla zona della strage.
Il rapporto delle nazioni unite mette in evidenza il fatto che a Damasco è stato compiuto un crimine di guerra, non ne identifica però il o i responsabili e mette in secondo piano gli oltre centomila morti della guerra in Siria, mette da parte le famiglie senza una casa rifugiate all’estero e mette da parte tutti quei bambini, che alla pari delle vittime innocenti della barbarie di Ghouta, muoiono lentamente di fame giorni dopo giorno. La guerra in Siria va fermata adesso, prescindendo dalle armi utilizzate, va fermata ridando la parola ai siriani che scelgano in autonomia da chi essere governati e che forma di stato dare al loro paese, e se in ultima ipotesi giungere ad una secessione delle varie aree etniche della Siria. E questo sarà forse l’unico modo di fermare rapidamente lo sterminio di una nazione.
Armi chimiche in Siria : il rapporto delle Nazioni Unite
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Maryland National Guard