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Aleppo sta per cadere, l’Arabia Saudita tenta un salvataggio

Aleppo sta per cadere, l’Arabia Saudita tenta un salvataggio

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Aleppo sta per cadere, l’esercito regolare avanza rapidamente e ha preso ormai il pieno controllo della zona industriale della città, fino a poche settimane fa roccaforte delle formazioni dei ribelli. Se cadrà Aleppo la rivolta dovrà trasformarsi in una battaglia fatta di imboscate ed autobombe senza poter contare su di un territorio dal quale organizzare le proprie forze e le proprie azioni. Per questo motivo l’Arabia Saudita ha deciso di inviare in Siria le armi avanzate tanto chieste dai ribelli e che per l’opposizione di Washington non sono mai state consegnate alle forze della ribellione.
Per questo motivo arriveranno in Siria armi dall’Arabia Saudita, armi di fabbricazione cinese e non certo lo stato dell’arte della tecnologia bellica. Tuttavia arriveranno ai ribelli armi anticarro efficienti, così come efficienti saranno i missili antiaerei portatili che saranno nelle disponibilità del Free Syrian Army, ma anche probabilmente delle formazioni più radicali.
La svolta della guerra in Siria si è avuta oltre un anno fa, quando nell’inverno del 2012 il presidente americano decise di non fornire armi ai ribelli siriani. Sebbene i ribelli abbiano continuato a conseguire progressi anche nei mesi seguenti le sorti della guerra si decisero in quei giorni. Poi l’uso della armi chimiche, il possibile intervento americano poi l’accordo sul trasferimento degli agenti chimici all’estero, ancora non attuato al giorno d’oggi.
Le sorti della ribellione sono segnate, nessun rifornimento di armi moderne, nessuna calca negli ormai rari centri di reclutamento nel nord del paese, i combattenti stranieri che in parte sono tornati nei paesi di origine ed Al Assad che può contare, senza dubbio alcuno, sull’appoggio logistico della Russia, sulla presenza delle Guardie della Rivoluzione iraniane e sui battaglioni dell’Hezbollah Libanese.
L’America, sperava forse di organizzare nuovi aiuti per una parte dei ribelli dopo la partenza delle armi chimiche di AL Assad, ma il Rais di Damasco non si sta privando del suo principale deterrente non convenzionale, forse proprio nel timore di un attacco americano poco dopo che le ultime armi chimiche avranno lasciato il paese. Così le armi chimiche restano in Siria e le truppe di Al Assad avanzano su Aleppo, nella totale indifferenza turca, dopo che Erdogan ha deciso di avvicinarsi nuovamente alla Repubblica Islamica dell’Iran.
In questo contesto arrivano le armi dell’Arabia Saudita, in una situazione che è ormai disperata per la ribellione, una situazione che le soli armi di Riad non potranno rovesciare. Oggi alla ribellioni servono sì armi per vincere, ma soprattutto servono uomini addestrati e un filo di speranza nella vittoria, speranza che le promesse mai mantenute dell’America hanno azzerato.

photo by: FreedomHouse
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Comment(2)

  1. Insomma una fine già segnata! Con Russia e Cina che si fregano le mani! L’Asse Turchia_Siria_Iran sarà un bel problema. La storia si ripete

  2. L’evolversi della situazione di conflitto sul campo siriano, mi ha fatto pensare alla guerra in Libia, anche se questa è diversa e molto più lenta. Se non ci fosse stato giusto in tempo, l’intervento della Nato, che cosa avrebbe potuto fare il regime di Gheddafi, alla città di Bengasi e a tutta la Cirenaica. Non ci voglio pensare, una grande vendetta, un massacro che non avremmo dimenticato. Spero che in Siria non si arrivi a questo mai. L’indifferenza uccide più dell’azione. La Siria era uno tra i paesi più sviluppati del Medio Oriente, con una ventata occidentale, che viene dal vicino Libano, ma ora è una desolazione. Guardate come l’abbiamo ridotta con la nostra paura e i nostri soldi.

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