Oggi, in questo agosto assopito, la Repubblica Italiana vive un momento di grande debolezza. Il popolo si sente slegato dalle istituzioni, diserta le urne, non partecipa alla vita politica, anzi alcuni sondaggi, seppur non validati da grandi istituti demoscopici, evidenziano che molti italiani vedrebbero di buon occhio un “golpe” per ristabilire l’ordine.
L’Italia è ancora nella morsa della crisi economica, della disoccupazione, dell’emergenza sociale. In una simile situazione maggioranza ed opposizione dovrebbero lavorare per l’interesse superiore del Paese, ed invece tutti si dilettano nella pratica del “tanto peggio, tanto meglio”, augurandosi che chi ha oggi la responsabilità della guida della nazione sbagli le sue mosse e, a parti invertite, chi è all’opposizione si esponga con prese di posizione che ci si affretta a demonizzare.
Ma oggi la situazione è ancora peggiore. Oggi dentro la stessa maggioranza, dentro lo stesso Consiglio dei Ministri assistiamo alla medesima lotta in essere tra maggioranza ed opposizione. Esiste però una grande e sostanziale differenza: i ministri dello stato lottano sfruttando le proprie deleghe, fornendo ordini divergenti ad istituzioni che dovrebbero invece collaborare lealmente.
Si respira nel Palazzo il clima che precede un grande tradimento.
Tra i tanti politici che si sono susseguiti dal 2011 ad oggi, un uomo del governo ha da sempre lavorato, lontano dalla ribalta politica per il Paese, difeso l’Italia dal terrorismo, combattuto le mafie, operato per riportare a casa chi era rapito all’estero nelle mani dei terroristi, gestito la situazione in Libia e lavorato per ripristinare la legge (nazionale ed internazionale) nella questione dell’immigrazione senza controllo.
Quest’uomo si chiama Marco Minniti ed ha dedicato al Paese gran parte della sua vita. Oggi il Ministro Minniti è attaccato da parte del suo stesso partito, che teme l’ascesa di un nuovo Leader, e non è difeso dalle opposizioni che temono di perdere voti, proprio in funzione delle capacità di quest’uomo.
Noi stiamo dalla parte di Marco Minniti, non perché ci sia simpatico, oppure perché agisce sull’immigrazione nel medesimo modo nel quale avremmo agito noi.
Noi stiamo dalla parte di Minniti perché egli rappresenta il prototipo del servitore dello stato, l’esempio della persona che antepone il Paese ai suoi interessi personali, colui che ha tutte le caratteristiche che dovrebbe possedere non solo un ministro della Repubblica, ma anche il Presidente del Consiglio.
Ci auguriamo che le opposizioni sostengano l’operato di Minniti in una stagione nella quale il nostro paese è esposto, come non mai (nella nostra visione proprio a causa della nostra azione in Libia), al rischio di un attentato.
Un attentato in Italia potrebbe determinare l’implosione del partito di maggioranza relativa oggi presente in parlamento ed il collasso dello stesso esecutivo.
Se ciò avvenisse l’Italia, senza una legge elettorale ben strutturata, priva di un governo, indebolita da una situazione economica precaria, potrebbe subire un attacco speculativo di portata devastante e perdere allo stesso tempo quegli assetti strategici, in Italia ed all’estero, assetti che oggi ci permettono ancora di avere diritto di tribuna nei consessi internazionali.
Sarebbe facile per coloro i quali cercano di eliminare un “avversario politico”, additare il ministro degli interni come responsabile indiretto di un eventuale attentato in Italia (non ha prevenuto il fatto, non ha espulso i sospetti, non ha rinforzato l’organico della polizia, ecc.), oppure allo stesso modo indicarlo come responsabile indiretto di un eventuale naufragio al largo della Libia (per colpa sua le ONG non erano in zona, ecc.).
Per questi motivi ogni italiano, prescindendo dalla fede politica o dalla tifoseria partitica, dovrebbe sostenere gli sforzi di un uomo che non ha utilizzato il potere per arricchirsi, per far andare avanti amici o famigliari, ma solo per aumentare la sicurezza, il prestigio e la ricchezza dell’Italia.
Noi stiamo con Minniti
#iostoconminniti
Comment(3)
Comments are closed.
Mi spiace ma non si può stare con chi blocca una nave ONG di medici senza frontiere per fargli fare il trasbordo di clandestini su di una nave della CP per poi permetterle l’attracco in un porto siciliano per rifornimento.
Io non sto con Minniti ma capisco che in questo momento purtroppo è il meglio di questa classe politica inetta e corrotta.
Invece sto con gli esodati, i precari, le famiglie italiane in povertà, i pensionati con la minima e sono contro i traditori della patria, di qualsiasi carica e di qualsiasi partito che hanno distrutto uno stato.
Sono molto d’accordo con quello che scrivete nell’articolo, ho sempre pensato e guardato a Minniti come ad un politico serio e preparato, una perla rara che non ha mai amato mettersi in mostra, pur lavorando sodo dietro le quinte. Qualunque cosa accada nel prossimo futuro a questo nostro Paese già dilaniato da eventi naturali catastrofici e da una classe politica indegna della quale, in gran parte, vergognarsi, mi auguro che la figura e l’operato di questo ministro non vengano mai infangati da suoi colleghi, dentro un gioco politico sporco e calcolatore. Anche se di questi tempi, oramai, non ci sarebbe da stupirsi di nulla…Comunque io sto con Minniti e lo ringrazio per il suo operato.
L’onorevole Minniti sta cercando di applicare un protocollo intrinsecamente fragile che – come da subito abbiamo iniziato a vedere – lascia ampie possibilità a chi intende proseguire il sostegno attivo a questa migrazione. Del resto l’allarme nell’opinione pubblica sta divenendo tangibile e – con l’approssimarsi delle elezioni politiche – il Governo è stato costretto ad un qualche provvedimento cosmetico il cui vero scopo è quello di tranquillizzare gli elettori. Fin dalle prime battute appare chiaro che nessuna di queste navi cesserà il propria attività e che il flusso di alloctoni africani non si interromperà. Anzi tenderà a diventare progressivamente più aggressivo, come mostrano i recenti fatti di Ceuta.