Il titolo è breve, e in effetti sintetizza il nostro pensiero riguardo all’anno che è appena trascorso. Il 2016 è indubbiamente, sulla scena della politica internazionale, l’anno di Vladimir Putin, un presidente che ha disputato la partita della difesa dell’interesse nazionale russo su più fronti, come quegli scacchisti che giocano simultaneamente più partite con giocatori diversi. Putin ha impegnato le proprie forze, e quelle della Federazione Russa, in Medio Oriente, in Europa, sul Mar Nero, in Estremo Oriente, in America Latina e alla fine ha visto la sconfitta, alle elezioni presidenziali americane, di Hillary Clinton.
Putin ha osato molto in questi mesi, ha rischiato di trovarsi invischiato in una palude mortale nel nord della Siria, ha rischiato incidenti militari con la Turchia, ha mantenuto aperto il dialogo con Israele, mentre Gerusalemme attaccava in Siria gli alleati libanesi della Russia (Hezbollah) che cercavano di trasferire nelle loro basi nel paese dei Cedri armi sofisticate prelevate dai depositi di Al Assad, come contropartita per l’impegno del Partito di Dio Libanese nella guerra a Damasco; ha proseguito, incurante delle critiche americane, con i veti multipli al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non interrompendo mai le azioni aree sulla Siria, ha tenuto saldamente la Crimea e supportato le milizie filorusse nel Donbass, ha posto le basi per un trattato di pace con il Giappone, mentre Tokyo vedeva vacillare il supporto incondizionato offerto un tempo dall’alleato americano nel contenimento dell’espansionismo cinese.
Putin ha vinto su tutti i fronti. E non dite che siamo Filorussi se affermiamo questo. E’ solo la realtà dei fatti ed ignorarla non cambia la situazione sul campo.
Putin ha determinato la caduta di Aleppo, e la chiusura di una battaglia che sarà risolutiva per la guerra di Siria, Putin ha fatto approvare al Consiglio di Sicurezza solo le risoluzioni che lui riteneva utili per la Russia, costringendo anche gli Usa ad accodarsi. Putin ha ottenuto la resa di numerose formazioni ribelli in Siria. A Luglio, in piena notte, con un colpo di teatro ha avvisto il presidente turco dell’imminente colpo di stato, salvando probabilmente la vita di Erdogan prima ancora che la sua carica di Presidente.
Putin ha migliorato i rapporti con Israele al punto che, durante la visita a Gerusalemme del primo ministro russo nello scorso autunno, gli esponenti del governo israeliano hanno esplicitamente dichiarato che i rapporti russo-israeliani sono ai livelli più alti dalla nascita dello stato ebraico.
Dopo la vittoria di Trump Putin ha disinnescato l’escalation diplomatica relativa alle presunte attività di Hacker russi nel furto delle email del partito democratico, non replicando all’espulsione dei 35 diplomatici russi, dichiarate persone indesiderate da parte dell’amministrazione Obama, quando molti credevano inevitabile una ritorsione simmetrica, in piano stile da Guerra Fredda.
Il presidente russo ha mantenuto una calma glaciale dopo l’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia.
Ma Putin è anche il presidente che nei giorni dell’annessione militare della Crimea, ordinò l’allerta delle forze nucleari strategiche della Federazione Russa, mandando un segnale inequivocabile, e allo stesso tempo terribile, ai nemici di Mosca.
Sono questi gesti imprevedibili, associati ad una fine pianificazione a medio termine, ad aver concesso a Putin il successo nello scacchiere delle relazioni internazionali, associati però ad un atteggiamento miope e remissivo del presidente Obama.
Ma è questa stessa imprevedibilità di Vladimir Putin, associata alla capacità di assumersi rischi considerevoli, ad essere una minaccia per il domani, quando alla Casa Bianca sarà al vertice del potere americano Donald Trump. Tanto quanto era prevedibile il presidente Obama, alla stessa maniera sarà invece imprevedibile il Presidente Trump, e con questa nuova variabile in campo, pregi e difetti del presidente russo vanno riconsiderati.
Se i due uomini (Trump dal 20 gennaio p.v.) che dispongono del più potente arsenale atomico del mondo troveranno un equilibrio, si accorderanno per un mondo non diviso in blocchi, ma caratterizzato da chiare aree di influenza, riuscendo a imbastire reali ed effettivi canali commerciali tra i loro paesi, il mondo potrà procedere verso una stagione di stabilità, con chiare regole di interazione, caratterizzata dal reciproco rispetto. Questi due uomini però potrebbero vedere degenerare rapidamente il loro rapporto di amicizia, e di fiducia, a causa delle loro stesse intrinseche caratteristiche personali e delle sempre fluide relazioni tra reciproci alleati e avversari nelle varie aree calde del mondo.
Se il 2016 è stato l’anno di Putin il 2017 potrebbe essere l’anno della grande distensione tra Mosca e Washington, almeno è quello in cui noi tutti oggi speriamo; tuttavia potrebbe essere anche un anno di tensioni e di nuove paure, se Trump e Putin giocheranno a chi sarà il più imprevedibile tra loro.