Il continente africano è da sempre teatro di conflitti armati e scontri internazionali e intranazionali. Molti di questi conflitti sono ormai sui libri di storia, molti altri purtroppo sono cronaca contemporanea. Una delle regioni più devastate da sanguinose guerre fratricide è sicuramente il Darfur.Tale regione, di quasi mezzo milione di chilometri quadrati1 , è collocata nella zona occidentale del Sudan, a cavallo del deserto del Sahara. La maggior parte dei circa 6 milioni di abitanti sono distribuiti in zone rurali e la loro sussitenza dipende grandemente dalle precipitazioni atmosferiche. Il Darfur sta conoscendo una progressiva desertificazione ma queste non sono le uniche difficoltà che si addensano sulla regione. Come è noto a tutti, ormai, da decenni la regione è teatro di conflitti sanguinosi, sebbene originati da cause diverse.
Prima di addentrarci nelle argomentazioni sul clima, è doveroso ricordare che nel conflitto del Darfur hanno perso la vita circa mezzo milione di persone, e si sono registrati quasi 3 milioni di profughi.
Le Nazioni Unite, in un recente rapporto, ci ricordano che le precipitazioni nella zona del Darfur sono diminuite di circa il 30%, negli ultimi 40 anni. Il deserto del Sahara, inoltre, avanza alla velocità di circa un chilometro e mezzo all’anno. Sono proprio questi cambiamenti del clima ad aver causato le iniziali tensioni tra nomadi e stanziali: il prosciugamento dei pozzi d’acqua, per via della siccità, si è aggravato per via del numero crescente di capi di bestiame.
Come si inserisce la tragedia del Darfur all’interno del dibattito (ampio ed aspro) sui cambiamenti climatici?
Risponde Achim Steiner, direttore esecutivo presso l’UNEP (United Nation Environment Programme)4 :
Sudan’s tragedy is not just the tragedy of one country in Africa, it is a window to a wider world underlining how issues such as uncontrolled depletion of natural resources such as soils and forests, allied to impacts such as climate change can destabilise communities
Tradotto: “La tragedia del Sudan non è semplicemente la tragedia di una nazione africana, bensì getta una luce su come l’esaurimento incontrollato delle risorse naturali, come suolo e foreste, unitamente all’impatto dei cambiamenti climatici, possa destabilizzare le comunità”.
Un altro esempio, vicino nel tempo e nello spazio al Darfur, è la terribile siccità che ha colpito la Somalia.
Interessante la puntualizzazione di Jeffrey Mazo, ricercatore dell’International Institute for Strategic Studies: la pressione demografica è un fattore importante altrettanto importante quanto i cambiamenti climatici.
Senza voler aprire qui il dibattito sul global climate change, non è questa la sede appropriata ed è possibile trovare in rete fonti più specifiche, va comunque proposta la seguente riflessione: il clima cambia da quando esiste l’atmosfera e da sempre ha causato modificazioni nella distribuzione degli organismi viventi (se non addirittura mettendone a rischio la diretta esistenza). Quello che emerge qui è un problema sistemico che si protrae da decenni, ovvero una mancata corretta gestione delle risorse idriche e del suolo. Al crescere della pressione demografica, semplicemente, quello che era un problema latente è diventato un problema conclamato, in tutta la sua virulenza. E tale è per quelle città andine che, per via delle ridotte precipitazioni (il clima in questo caso è in media, siccitoso) vedono ridursi le proprie fonti di approvvigionamento idrico.
- Sudan’s Geography. Globaldreamers.org. Retrieved 2010-07-13 [↩]
- Darfur and the Genocide Debate, Scott Straus, Foreign Affairs, Vol. 84, No. 1 (Jan. – Feb., 2005), pp. 123-133 [↩]
- Bechtold, P. K. (2009). A History of Modern Sudan. Middle East Journal, 63(1), 149 – 150 [↩]
- Climate change: Global warming influences demographic shifts By Mike Scott [↩]