Embargo Iraniano al Petrolio per l’ Europa
No, non è un errore, il titolo voleva essere proprio quello; cosa succederebbe se l’Iran decidesse di bloccare le esportazioni di petrolio verso l’Europa?
L’Europa spesso agisce in modo scoordinato, in modo sbagliato e cosa più preoccupante delle altre due agisce fuori tempo. Ne potrebbe essere un caso clamoroso l’annuncio dell’embargo nei confronti del petrolio proveniente dalla Repubblica Islamica dell’Iran. Il greggio iraniano non è una materia prima di secondaria importanza per le nazioni europee, da quella regione proviene circa il 10% del petrolio che si consuma nell’ Unione, per alcune Nazioni come la Spagna, l’Italia la percentuale si innalza fino ad oltre il 20% per la repubblica Ellenica. I greci in modo particolare hanno forti difficoltà nel garantire le proprie importazioni e l’Iran è uno dei pochi fornitori che nei mesi scorsi non ha mai eccepito ai piccoli ritardi di pagamento di Atene. Per Spagna e Italia la questione è diversa, la Spagna non ha problemi di credibilità nel mercato internazionale e l’Arabia Saudita si è fatta garante della fornitura agli spagnoli del greggio oggi acquistato de Tehran. L’Italia vanta, come spesso accade, una situazione del tutto originale. Importa dall’Iran circa il 14% del greggio per le nostre raffinerie, greggio che oggi arriva in Italia, ed in particolare all’Eni come rimborso di opere eseguite sul territorio iraniano. L’Eni vanta oggi un credito , in petrolio, poco inferiore ai due miliardi di dollari. Il governo italiano ha lavorato, pare con successo, per far sì che il greggio dovuto come pagamento di debiti arretrati possa essere commercializzato.
L’embargo decretato dall’ Unione Europea entrerà in vigore il 1°Luglio 2012 data in cui tutti i contratti posti in essere verranno rescissi, fatto salvo un ravvedimento da parte di Tehran. Gli emissari del ministero del petrolio iraniano stanno lavorando alacremente per aumentare le loro esportazioni in Cina India e Paesi Africani, senza perdere le commesse di due nazioni alleate dell’America ma affamate, per motivi diversi, di energia : la Corea del Sud e il Giappone. Queste due nazioni infatti mantengono una posizione estremamente ambigua sull’embargo, a parole lo appoggiano, nei fatti continuano a stipulare contratti con Tehran. Se gli emissari Iraniani riuscissero a piazzare buona parte della produzione che l’Europa non vuole più potrebbero aprirsi curiosi scenari. Ad esempio, i responsabili di Tehran potrebbero decidere di creare un guaio all’Europa, e destabilizzare i prezzi sul mercato del petrolio con una sola rapida mossa: annullare tutte le forniture di greggio dirette nel vecchio continente dall’oggi al domani. Questo determinerebbe una piccola crisi petrolifera su scala Europea e farebbe aumentare il greggio ( dalle nostre stime ) tra il 7 %e l’ 11%, se ciò avvenisse entro la fine del mese di febbraio, quando l’Europa ancora non ha avuto il tempo di garantirsi nuove forniture. La Grecia inoltre si troverebbe in carenza di petrolio e vista la scarsa solidarietà di Eurolandia con una crisi energetica che peggiorerebbe ulteriormente un’economia già in agonia, la crisi greca portata alle estreme conseguenza danneggerebbe tutta l’Europa. L’Iran avrebbe così creato caos nel campo dei suoi nemici con una singola ma potentissima arma economica, senza aver dovuto chiudere lo Stretto di Hormuz o lanciato missili sull’Arabia Saudita.
L’Europa ancora una volta lascia ad altri, sia l’iniziativa, sia l’ultima parola, e si dimostra ancora una volta un mastodonte burocratico, e un pò presuntuoso, che non riesce a prendere una decisione chiara, univoca ed efficace.
Vedremo cosa farà l’Iran, comunque sia per vedere le mosse di Tehran dovremo aspettare il vertice di Istanbul sulla questione nucleare la cui data ancora non riusciamo a darvi con esattezza. Una cosa è certa, prima di quel vertice tanto voluto dalla Turchia e dal Presidente Obama l’Iran resterà fermo, quasi immobile.
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