È un conflitto in disgelo quello al quale stiamo assistendo tra Russia e Turchia, un conflitto (non una guerra, per ora) che coinvolge numerosi settori dei rapporti tra i due stati.
Questo conflitto tra Russia e Turchia non è iniziato con l’abbattimento del SU-24 russo ad opera di un F-16 turco, in quella occasione lo scontro tra le due nazioni è soltanto emerso nella sua drammaticità. Il conflitto tra Russia e Turchia è iniziato con il dispiegamento di unità militari russe in Siria, fatto che ha radicalmente cambiato quello che doveva essere il naturale esito del conflitto, e cioè la caduta del regime Alawita di Al Assad.
L’intervento russo, non solo ha bloccato l’avanzata dei ribelli, ma li ha costretti ad una ritirata da punti strategici della Siria. Il successo russo deve ascriversi non solo ai raid diretti contro i ribelli, ma anche e soprattutto all’interruzione delle vie di rifornimento che supportavano i ribelli turcomanni e dell’FSA nel nord ovest della Siria e le formazioni dello stato islamico nell’est.
Il conflitto è emerso chiaro agli occhi di tutti con l’abbattimento del SU-24 e oggi prosegue sotto altre forme, non meno pericolose.
Il primo livello del conflitto attuale è un livello economico. Il presidente russo Putin ha imposto il blocco delle importazioni di beni dalla Turchia, ha proibito l’assunzione in Russia di lavoratori turchi, e ha indicato (tramite uno specifico avviso del ministero degli Esteri) la Turchia come luogo non sicuro per i 4 milioni di turisti russi che ogni hanno scelgono la Turchia per una settimana di relax sulle spiagge dell’Egeo.
Il secondo livello è prettamente militare ed è limitato al conflitto in Siria e ha visto una intensificazione della azioni di bombardamento contro i ribelli turcomanni (i più vicini culturalmente e storicamente alla Turchia), determinando la completa disfatta di queste formazioni che hanno ora solo il controllo di una impervia regione di confine tra Siria e Turchia nell’estremo ovest della linea di confine. I russi si sono concentrati anche sulla sistematica eliminazione delle linee di collegamento tra la Turchia e la regione di Aleppo, dove gli Strike russi hanno colpito a poche centinaia di metri dal suolo turco.
Il terzo livello è diplomatico e ha visto l’annullamento di tutti gli incontri programmati tra il presidente Putin e il presidente Erdogan, incluso il rifiuto del Cremlino di rispondere alle telefonate del presidente Turco.
Il quarto livello si gioca invece sui mari dove la flotta turca è quella russa convivono e cioè il Mar Nero, il Mare Egeo e gli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Nel Bosforo le navi russe che riforniscono le truppe in Siria transitano senza sosta, ed è evidente la frustrazione del governo turco che osserva transitare da Istanbul quelle armi e quei mezzi che stanno distruggendo i progetti turchi di una nuova influenza ottomana sul Nord e sulla regione costiera della Siria.
Nei giorni successivi all’abbattimento del SU-24 russo, e delle prime fasi della reazione russa, la Turchia ha ostacolato blandamente il transito delle unita mercantili russe o che comunque portavano rifornimenti in Siria (chiaro è stato il caso di una nave battente bandiera di un paese terzo che portava bovini vivi dalla Romania con destinazione Tartus che ha atteso tre volte tanto rispetto ad altre unità di simile stazza e con carichi non pericolosi). In risposta a questi piccoli “dispetti” la Russia ha agito in modo palese, facendo transitare una sua amica unità da trasporto militare con in coffa un marinaio armato con un missile terra aria portatile, brandito per tutto il tempo dell’attraversamento degli stretti turchi. Una minaccia, e non tanto velata, sulla determinazione russa a conservare il diritto di transito dal Bosforo e dai Dardanelli.
Pochi giorni dopo una unita militare maggiore della flotta del Mar Nero, la nave antisommergibili Smetlivy ha aperto il fuoco (per avvertimento e solo con le armi leggere di bordo) contro un “peschereccio” turco che si avvicinava alla nave russa senza rispon
dere alle chiamate radio e agli avvisi sonori e luminosi.
Ieri infine due unità militari russe hanno allontanato, senza molti complimenti, una nave turca che si trovava nei pressi di una piattaforma per perforazioni petrolifere russa che manovrava al largo della Crimea.
Ed è proprio il mare il luogo dove questo conflitto potrebbe continuare il suo disgelo e dove un incidente potrebbe portare ad una guerra tra Russia e Turchia, in particolare ci riferiamo alle attività sottomarine turche nell’Egeo che sarebbero (il condizionale è d’obbligo parlando di sommergibili) oggi molto intense. Un indicente tra un sottomarino turco ed un suo equivalente russo potrebbe portare ad una reazione molto violenta sia della Russia e della Turchia, i tempi del Kursk sono passati e Putin oggi non agirà con riflessività all’eventuale perdita di una unita maggiore della flotta russa, anche solo per una collisione non voluta.
Il conflitto armato tra Russia e Turchia è ancora inglobato in un grande iceberg che però naviga in acque sempre più calde, speriamo che questa prigione di ghiaccio che ancora impedisce alle ostilità di scoppiare diriga verso mari più freddi e tranquilli.
Comment(4)
Comments are closed.
Lo spero anch’io con tutto il cuore. Certo se anche la Turchia smettesse di foraggiare i tagliagole in Siria sarebbe già qualcosa…
Il problema comunque rimane, Turchia e Russia sono due nazioni dal glorioso passato e ambedue mi pare cerchino di ritrovare la gloria (imperiale) perduta. La cosa non può che portare ulteriori attriti.
L’Europa ha fatto mea culpa dopo la WW2, ora però altri attori pretendono la scena e la nostra storia ci insegna che non sempre ne vale la pena.
Gli interessi sono enormi economici e morali , e qualcuno pagherà nel bene o nel male.
L’incidente in mare è probabile ma ricordiamoci che anche il cielo è sempre molto caldo tra Siria e Turchia!
Mario ora la maggioranza dello spazio aereo siriano è coperta dai sistemi AA di Mosca. Fossi un pilota di F16 turco ci penseri bene prima di avventurarmi di nuovo nei cieli siriani!