Il Califfato e la Libia, storia di una conversione non di una conquista
Un brevissimo post per raccontare una realtà non detta dai media tradizionali. Molti erroneamente parlano di conquista della Libia da parte del Califfato, ma il Califfato non ha conquistato la parte di Libia che controlla, bensì l’ha convertita al proprio credo e alla sua idea di potere.
Il Califfato ha trovato in Libia terreno fertile, terreno alimentato dalla povertà, dalla disperazione, dalla voglia di rivincita di milioni di persone nei confronti di una società nella quale essi non contano nulla.
A Derna, prima città dove il Califfato ha fondato il suo regno di Libia, quasi nessuno ha combattuto contro di essi, ma al contrario in molti hanno visto nel Califfato l’elemento di rinascita personale e sociale necessario alla città.
La stessa cosa è avvenuta a Sirte. Non c’è stata nessuna “presa di Sirte”, nessuna “conquista” del Califfato, la città si è semplicemente convertita al Califfato, si è abbandonata nelle mani di un drappello di questi uomini.
Ora a Sirte sono entrate le milizie di Misurata, dire che la città è “liberata” è un errore, perchè da un momento all’altro anche queste milizie potrebbero issare la bandiera nera del Califfato, inebriati dal senso di comunità e di potere assoluto che trasmette appartenere al Califfato. Un senso di potere assoluto che difende, nella mente di molti uomini disperati di Libia, difende da ogni minaccia, in quanto tu diventi la minaccia, il cacciatore e non più la preda.
Sirte non è caduta, Sirte si è convertita e domani lo steso destino, inevitabilmente, verrà seguito da Misurata e poi da Tripoli.
Perchè essere la minaccia e non l’oggetto della minaccia, essere il Potere e non lo schiavo di quel Potere, essere il padrone della vita di ogni giorno di una intera nazione è una prospettiva irresistibile per decine di migliaia di libici, che solo in questo modo sentono di essere i padroni del mondo.