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Gli Usa e il controllo del Canale di Suez

Gli Usa e il controllo del Canale di Suez

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Canale di Suez Le forze armate americane, su indicazione della Casa Bianca, hanno approntato e posizionato forze aeronavali, anfibie e di fanteria nel caso fosse necessario “mettere in sicurezza” il canale di Suez.
Dopo il colpo di mano dei generali in Egitto il dipartimento di stato e la casa bianca temono che lo scoppio di una guerra civile in Egitto possa mettere in dubbio la sicurezza dei transiti nel canale di Suez. Il canale è un punto estremamente importante sia per la circolazione delle merci, sia per i traffici militari. Il canale si snoda da Suez a Port Said e per gran parte del suo tragitto permette il trastito in un solo senso. Per questo motivo nel canale vige una specie di senso unico alternato dove, a blocchi, le imbarcazioni vengono autorizzate a turno alla navigazione verso nord o verso sud. Durante l’attraversamento del canale di Suez le unità, militari o civili che siano, sono teoricamente vulnerabili ad attacchi terroristici, in particolare dei gruppi estremistici che controllavano fino ad alcuni giorni fa indisturbati il Sinai, ed oggi bersaglio dell’esercito egiziano.
Il canale, seppur presidiato pesantemente, non è dotato di infrastrutture di security che permettano il controllo costante ed accurato nell’intera sua estensione. Le unità in transito potrebbero essere attaccate con lanciarazzi o armi anticarro, e se una di esse, magari una petroliera, fosse colpita il canale potrebbe restare chiuso per settimane.
Questa eventualità, oltre che causare un immediato rialzo dei prezzi del greggio a livello mondiale e danneggiare in maniera significativa il commercio globale, impedirebbe il transito di tutta la flotta militare atlantica americana che dovesse essere dispiegata nell’area di responsabilità della 5ª flotta Usa. Tutte le navi militari americane, incluse le portaerei nucleari che salpano da Norfolk dirette all’area della 5ª flotta, devono attraversare Suez per non essere costrette a doppiare il Capo di Buona Speranza in Sudafrica per raggiungere l’oceano indiano, rotta che porterebbe il tempo di viaggio da 20 a circa 45 giorni, e causerebbe numerose problamatiche di rifornimento per le unità convenzionali che scortano le portaerei nucleari.
Per questi motivi, sia di ordine economico che prettamente militare, gli Stati Uniti hanno posizionato nel Mar Rosso, a pochi distanza da Suez 2400 Marines, imbarcati su due navi da sbarco anfibio della 5ª flotta. Poche settimane fa hanno inoltre incrementato la loro presenza nella forza delle Nazioni Unite dispiega in Sinai portandola da 600 a 1000 uomini. Poche settimane prima altri 800 Marines sono stati assegnati alla base di Sigonella portando gli effettivi Usa ad oltre 1500. I reparti di Sigonella sono stati dotati, oltre ai classici elicotteri pesanti da trasporto, di uno sqadrone di M-22 Osprey, i convertiplani a decollo e atterraggio verticale, che consentono ai reparti che lo dovessero utilizzare una incredibile velocità e flessibilità nel loro dispiegamento in teatro operativo.
I media tradizionali avevano parlato del dispiegamento a Sigonella come di un fatto correlato alla situazione in Libia. Il dispiegamento di queste forze a Sigonella va invece inquadrato nella volontà americana di mantenere il controllo del canale di Suez nel caso di un aggravameno della crisi in Egitto.
Se questo scenario si verificasse le forze anfibie nel Mar Rosso e quelle aviotrasportate da Sigonella agirebbero in sinergia per prendere il Canale nella sua interezza.
I militari egiziani vogliono comunque mantenere direttamente il controllo sul Canale ed è anche per questo motivo che hanno lanciato una vasta offensiva in tutto il Sinai con elicotteri d’attacco e carri aranti. Un dispositivo che mira a eliminare i gruppi salafiti che operano nel Sinai, togliendo un motivo agli Stati Uniti per intervenire e ribadire la piena sovranità egiziana sul Sinai e su Suez.
Se gli Usa mettessero in pratica questa operazione senza il consenso egiziano è lecito attendersi una reazione delle forze armate egiziane.
Ma questo diventa uno scenario al quale magari dedicheremo un altro post……

Comment(2)

  1. Molto grave che l’Egitto non garantisca la sicurezza di questo canale così fondamentale per quasi mezzo mondo e per loro anche un importante risorsa. Ecco svelata la verità sugli 800 marines in più. Se non fosse per voi chi ce lo diceva?

    Rimane sempre una analisi del nostro gruppo, non è detto sua la visione più corretta in senso assoluto. È comunque l’idea che si siamo fatti dopo approfondite valutazioni.

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