Giappone e Taiwan siglano un accordo sulle Senkaku
Le isole Senkaku, quei piccoli isolotti disabitati posti a metà strada tra Cina Giappone e Taiwan, piccoli lembi di terra che però garantiscono diritti esclusivi su una vasta aerea di fondale marino ricco di giacimenti di petrolio e di gas naturale.Tre piccoli isolotti che hanno anche una valenza strategica in quanto rappresentano un check point per tutti vascelli che dal Mar Cinese Orientale devono raggiungere l’Oceano Pacifico, e che sono contese tra Cina e Giappone. Ma questi isolotti non sono reclamati solamente dalla Cina e dal Giappone, anche Taiwan ne rivendica il possesso.
Fino a pochi mesi fa le tre nazioni mantenevano posizioni distinte, indipendenti ed in antitesi tra loro; alcune settimane fa però la crisi in Corea ha evidenziato una volta di più l’aggressività cinese nella regione. Un’aggressività, quella del governo di Pechino, che si spinge a sostenere nelle controversie internazionali la Corea del Nord anche quando Pyongyang minaccia attacchi atomici verso le altre nazioni della regione, Giappone in testa.
Così, per fare fronte al comune nemico, Taiwan e Giappone hanno iniziato dei colloqui sulle isole Senkaku, colloqui che puntano ad isolare la posizione cinese e ridurre le divergenze tra Tokio e Taiwan. In tempi rapidissimi, dopo anni di stallo, gli emissari di Giappone e Taiwan hanno firmato un accordo per il comune sfruttamento delle risorse ittiche dei mari di pertinenza delle Senkaku. L’accordo prevede che i pescherecci taiwanesi possano operare liberamente nell’area economica esclusiva giapponese delle Senkaku. Questa area della zona economica esclusiva sarà amministrata congiuntamente da Taiwan e Giappone.
Ma ridurre questo accordo esclusivamente ad un trattato sulla pesca non è corretto. Questo accordo sancisce, anche se alla maniera degli orientali, una alleanza tra Giappone e Taiwan in chiave anti cinese. Un trattato simile tra Giappone e la Cina Nazionalista potrebbe configurare la base per uno sfruttamento comune delle risorse minerarie dei fondali contesi.
Un accordo tra Taiwan e il Giappone è forse lo scenario peggiore per Pechino; uno scenario dove gli unici due veri rivali della Cina in estremo oriente si coalizzano per sbarrare la strada all’espansione cinese, una espansione che se incontrollata porterebbe nel medio periodo alla fine dell’esistenza di Taiwan e ad un accerchiamento del Giappone, che sarebbe privato di un’importantissima fonte di idrocarburi durante un momento storico nel quale il Giappone cerca in ogni maniera di differenziare il proprio approvvigionamento energetico.
Ecco come un semplice trattato sulla pesca diventa, nello scacchiere orientale, un accordo storico tra Taiwan e il Giappone, un’intesa che aumenterà notevolmente il nervosismo di Pechino e la voglia dei cinesi di continuare ad alimentare i sogni di grandezza della Corea del Nord, fino a quando la dirigenza cinese potrà barattare un cambio radicale nelle politiche di Pyongyang con il controllo assoluto dei mari e dei fondali che si trovano al largo della Cina.