Le portaerei americane: tutte pronte, tutte ferme
Le portaerei nucleari americane, così come le portaerei convenzionali dei Marines, presidiano da cinquanta anni le acque del globo, ma negli ultimi mesi qualcosa ha modificato il classico schema di dispiegamento impiegato dai militari americani.
Prima di tutto parliamo della portaerei Eisenhower, che era dispiegata con la portaerei J.C. Stennis nell’area di responsabilità della 5ª flotta. La Eisenhower avrebbe dovuto permanere in zona di operazioni fino a febbraio ma nel mese di dicembre è stata richiamata in patria, formalmente per una riparazione al ponte di volo. E qui abbiamo notato la prima incongruenza di questa vicenda. La Ike, ufficialmente ritornava in patria per un problema al ponte di volo. Ma nessun aereo ha avuto incidenti, per quanto si possa ritrovare su fonti Open Source, sul ponte delle Eisenhower, e nessuna avaria maggiore agli elevatori o alle catapulte è stata riferita, ne in via ufficiale ne in via informale. Comunque sia la Eisenhower ha lasciato il suo gruppo navale e sottomarino di scorta (il Carrier Strike Group o CSG) nell’area della 5ª flotta ed è ritornata in America scortata solamente dall’incrociatore classe Ticonderoga del proprio CSG, lasciando quindi alla Stennis una scorta formidabile e un inventario di missili antiaerei e cruise poderosa. La Eisenhower torna in America poco prima di Natale, non prima di aver presidiato per 5 giorni le acque antistanti la Siria in assetto di combattimento (sempre teoricamente con il ponte in avaria).
Così arriva il Natale, un Natale di festa per quasi ogni marinaio dell’Us Navy, ogni unità maggiore si trovava infatti in porto nella notte di Natale, in patria o all’estero ma comunque in un porto e non dispiegata in missione. Questo fatto è un “unicum”, un episodio mai successo in passato. Poi è trascorso gennaio, mese durante il quale, vista l’attività addestrativo svolta, si attendeva il dispiegamento di una/due unità portaerei e due gruppi di assalto anfibio dei Marines, invece nulla di tutto ciò è accaduto. Nessuna grande flotta americana ha lasciato le coste degli Stati Uniti o la base di Yokosuka in Giappone e solamente la portaerei Stennis si trova in missione operativa. Ma anche la missione della Stennis ormai si avvia alla conclusione, il rientro in patria dovrebbe essere programmato per la fine del mese di febbraio o per i primi giorni del mese di marzo. Se nessuna grande nave americana salperà ne da Norfolk, dove sono pronte sia la Eisenhower, sia la Truman, ne da Everett dove è pronta la Nimitz, verso la fine di febbraio nessuna portaerei americana sarà presente nelle vicinanze dell’Iran, in perfetto sincronismo con i negoziati decisivi sulla sorte del programma nucleare iraniano che si terranno il 26 febbraio ad Astana, in Kazakistan.
Questo potrebbe essere il gesto di buona volontà dell’amministrazione americana nei confronti della Repubblica Islamica dell’Iran. Tuttavia il rinvio del dispiegamento, delle tre portaerei americane in questione offre al pentagono la possibilità di schierare simultaneamente quattro CSG nelle zone calde del mondo (Mar Cinese Orientale, Golfo Persico, Mediterraneo), già dal mese di Aprile.
Così fedele alla sua dichiarazione avvenuta durante il primo insediamento 4 anni fa a Washington, il presidente Obama è pronto a tramutare il pugno chiuso verso l’Iran in una mano tesa che offre il dialogo ma, appare anche pronto a richiudere quel pugno e inviare la più grande flotta del mondo per risolvere diversamente la questione.