La Guerra Civile in Siria: il Punto della Situazione.
Nella sezione mediorientale di GPC siamo tutti concordi sul fatto che sia giunto il momento di fare il punto sulla situazione della Siria, sotto il punto di vista politico, militare, economico e diplomatico.
Ma per prima cosa cominciamo dalla geografia e dall’identificazione delle varie aree del paese che risultano controllate dall’una o dall’altra fazione.
Damasco
La capitale dello stato unitario siriano si trova ancora sotto il controllo delle forze fedeli al presidente Al Assad. Tuttavia alcuni quartieri sono sede di attività clandestine dei ribelli dell’FSA, l’assenza di attività dell’FSA a Damasco non significa oggi che la città sia stata ripulita dalle milizie dei ribelli.
Le città sull’autostrada Damasco – Latakia ( Homs – Hama – Rastan )
Queste città sono state oggetto di sanguinosi scontri fin dall’inizio delle ribellione, oggi sono in gran parte sotto il controllo delle milizie governative, fatta eccezione per Al Rastan, dove azioni di guerriglia dei ribelli hanno assunto cadenza quasi giornaliera. Al Rastan è oggi la zona dove vengono attuate dall’FSA tecniche mordi e fuggi che costringono i governativi ad un impiego di uomini imponente in relazione all’esiguo numero di ribelli che devono fronteggiare.
Aleppo
Aleppo è diventata luogo di una battaglia urbana che non possiamo definire guerriglia. Entrambe le parti hanno aeree di controllo ben definite, fortificazioni più o meno improvvisate, dispongono di armi pesanti ( anche se in questo caso il bilancio è nettamente a favore dell’esercito regolare ), e entrambe cercano di guadagnare terreno e di tenerlo.
Le quattro provincie curde
Le quattro provincie curde sono sotto il controllo politico e militare delle popolazioni curde appoggiate finanziariamente e militarmente dai loro fratelli curdi dell’Irak settentrionale. I curdi hanno preso il controllo della città di frontiera di Qamishly e dei tre valichi che uniscono la Siria alla Turchia in quella zona.
La zona costiera Alawita
La zona costiera di Tartus e Latakia è ad oggi quasi immune dalla rivolta, fatte salve due sortite dei ribelli, di cui una via mare, ma di scarso successo e la defezione di alcuni ufficiali di polizia di Latakia.
La situazione politica.
Per prima cosa iniziamo a parlare dell’FSA. L’organizzazione dei ribelli è tutt’altro che stabile e definita, l’opposizione siriana è estremamente articolata e vede numerose fazioni che non perseguono gli stessi obiettivi. La parte predominante punta ad istituire un governo del tutto simile a quello che i fratelli mussulmani hanno istituito in Egitto ma la capacità di mantenere saldo l’intero paese le sue frontiere e le armi di distruzione di massa è tutta da verificare. Poi esiste l’ala salafita che mira ad istituire un califfato nella zona di Damasco e nelle regioni del centro e dell’est del paese, sono una minoranza ma sono i più convinti e determinati. E’ difficile individuare un Leader di questa eterogenea organizzazione e questo è sicuramente una delle motivazioni principali degli attacchi scoordinati che l’FSA spesso effettua. Se non emergerà un Leader in grado di catalizzare il consenso in seno all’ FSA dopo l’eventuale caduta del regime la ricomposizione di una struttura di potere centrale efficace è scarsamente probabile.
Il Governo di Al Assad è oggi una entità quasi virtuale, gli stessi vertici hanno accettato gli incarichi spesso per paura di essere fucilati in caso di diniego e l’amministrazione del Paese è in mano a pochi dignitari senza che esistano chiare linee di demarcazione tra le deleghe ufficiali conferite dal Presidente e la realtà della gestione politica. Il governo centrale della Siria è in concreto imploso e la defezione dello stesso primo ministro nella giornata di lunedì 6 Agosto è un segnale inequivocabile delle fine del governo siriano per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.
Ad est ha preso forma una autonomia curda nelle mani dell’ala filo-irachena delle milizie curde. A Qamishly le forze curde mantengono l’ordine per le strade, controllano i valichi di frontiera e i commerci, la Siria e le sue regioni curde sono viste dai politici curdi come una via alternativa per il petrolio del nord dell’Irak e dell’estremo est della Siria, se esso dovrà essere commercializzato verso i paesi mediterranei ed europei.
La situazione militare
La forza delle armi e la tecnologia militare è sicuramente a vantaggio di Al Assad, tuttavia le continue defezioni a tutti i livelli nelle forze armate costringono il regime siriano ad utilizzare milizie paramilitari al fianco delle divisioni regolari che conducono gli assalti ai caposaldi dei ribelli. All’esercito regolare è riservato l’utilizzo delle armi pesanti, dell’artiglieria e dei carri armati, senza contare l’uso riservato ai professionisti dell’aviazione dei mezzi aerei. Alle milizie paramilitari viene assegnato il compito classico della fanteria in ambiente urbano, e sono spesso queste milizie paramilitari a non distinguere tra civili e miliziani dell’FSA.
Ad Al Assad rimangono fedeli, in modo assoluto, le truppe dell’etnia Alawita, una piccola parte dei sunniti e dei cristiani, l’attuale regime siriano mantiene uno stretto controllo sulle armi strategiche, sulle armi di difesa aerea, e sull’aviazione. Tuttavia le divisioni pronte al combattimento sono ormai solo il 30% del potenziale militare pre-rivolta in Siria.
Nel campo dei ribelli si sono iniziati a vedere alcuni esemplari di missili antiaerei portatili Strela di fabbricazione sovietica, probabilmente procurati in Libia e pochi esemplari di armi anticarro di nuova concezione. L’armamento dei ribelli è comunque rappresentato da armi leggere, lanciarazzi RPG, fucili di precisione di fabbricazione sovietica e mitragliatrici leggere. Le armi pesanti in mano ai ribelli si riducono a qualche raro esemplare di T-72 catturato ai regolari. Questi esemplari di T-72 non hanno mai avuto un lungo impiego operativo a causa della carenza di munizioni specifiche e a causa di scontri con le truppe regolari che hanno sempre eliminato rapidamente i mezzi blindati in mano agli insorti.
La situazione economica
L’economia siriana è semplicemente al collasso, le esportazioni di greggio che garantivano un costante afflusso di valuta pregiata si sono interrotte e la Siria si trova oggi in una grave crisi energetica, costretta ad importare prodotti raffinati dall’estero e in questa ottica sarà fondamentale il supporto della Federazione Russa, che ha siglato con il governo di Al Assad un accordo in tal senso. Le principali vie commerciali con la Turchia sono chiuse così come si sono praticamente annullate le esportazioni verso l’Europa che rappresentavano il 40% delle esportazioni siriane. L’industria l’agricoltura e il turismo che rappresentavano insieme all’industria estrattiva i caposaldi dell’economia del paese mediorientale sono ora in fase di stallo. Il turismo è azzerato, l’industria carente di materie prime energia e mercati, l’agricoltura soffre per la mancata organizzazione delle risorse idriche, per la carenza di carburante e per le bande di ambo le parti che rendono insicuro il territorio rurale.
La Siria che abbiamo conosciuto per 60 anni è al collasso senza una guida, senza sicurezza, senza una prospettiva reale riguardo il suo futuro. Le ingerenze straniere, la repressione sanguinaria del regime, le equivalenti violenze dei ribelli e la prospettiva sempre più concreta di una secessione del paese in quattro entità etnico-religiose, rende la sorte della Siria e dei suoi popoli una sfida ed un enigma per il mondo moderno.